Il gioiellino

CINEMA – Amanzio Rastelli (Remo Girone) si è fatto da se: è partito dalla salumeria del nonno ed ora è a capo di un impero finanziario. La Leda (latte e derivati) che conquista ogni giorno nuovi mercati, sbarca in borsa e si appresta ad affrontare le sfide del terzo millennio. Considera l’azienda un gioiellino, il suo gioiellino. Nei posti di responsabilità piazza tutti i suoi parenti o dei fidatissimi collaboratori. Primo fra tutti il ragioniere Botta (uno straordinario Toni Servillo), un uomo spregiudicato, sprezzante di ogni regola, animato dal culto dell’azienda: vive solo per essa; la considera sua. Botta è un uomo gretto, solo, è l’ultimo a lasciare l’ufficio e per le strade della cittadina di provincia, quando torna a casa, non incontra nessuno, gli arrivano solo gli echi delle vite degli altri. Ad aspettarlo a casa nessuno: solo un mobile dell’Ikea che non riesce a montare, un bicchiere di buon vino e le cassette di inglese, che deve imparare visto che ha sempre più a che fare con banchieri di tutto il mondo. Non si sa bene cosa sia: uno spietato, un ribelle, un cialtrone che riesce a tenere in scacco banchieri di ogni calibro e di mezzo mondo.
Per affrontare le sfide della modernità Rastelli gli affianca la nipote Laura (Sarah Felberbaum), giovane, bella e rampante, che ha studiato all’estero e di finanza creativa ne sa qualcosa.
Rastelli in bilico fra la semplicità della salumeria da cui proviene e l’ossessione del potere, di cui non riesce a fare a meno, non sembra quasi accorgersi del disastro che sta compiendo e che sarà pagato dai risparmiatori. “A parte quei 14 miliardi di buco, l’azienda è un gioiellino” dice ad un certo punto. Se questa battuta l’avesse scritta uno sceneggiatore l’avrebbero certamente scartata invece è nel film perché la battuta è vera: è di Callisto Tanzi.
Ad un certo punto il bluff sta per essere scoperto, il gioco sembra essere arrivato alla fine: i soldi non ci sono più, nessuno dei potenti che fino a quel momento aveva sostenuto la Leda è più capace di aiutarli ed allora i soldi se li inventano. Con lo scanner ed il bianchetto, in fondo sono solo dei ragionieri.
La storia è ispirata al crac Parmalat, ma narra lo spaccato del capitalismo italiano, fatto di aziende familiari e familistiche in cui la fiducia, la parentela, il servilismo sono preferiti alle competenza, alle capacità ed al merito. E poi arriva la modernità che ha spostato l’attenzione dal prodotto alla finanza, quella creativa. Un’economia, drogata che stava in piedi grazie alla complicità del potere, anzi dei poteri nessuno escluso, non si tratta solo della politica, nel film rappresentata dal senatore Crusco (Renato Carpentieri).
Dopo il caso cinematografico de La ragazza del Lago Andrea Molaioli, nuovamente con Toni Servillo, non delude.
Non ci sono più aggettivi per descrivere Servillo: nessuno meglio di lui riesce a raccontare gli italiani da cui siamo circondati. Mostri famelici ma dai modi gentili e ben vestiti e allora li tolleriamo o facciamo finta di non vederli. La splendida colonna sonora del film è firmata da Teho Teardo, che ha firmato anche quella de La ragazza del lago.
La Leda è un’azienda nata dalla fantasia degli autori, per la quale hanno creato un logo ed una linea di prodotti individuati dopo un lungo lavoro di ricerca e documentazione. Dal punto di vista pubblicitario Leda è stata trattata come un’azienda a tutti gli effetti, tanto che nei mesi scorsi è nato il sito: www.latteleda.it che proponeva i prodotti e la storia aziendale. È stata realizzata persino una campagna pubblicitaria sui social network, per aumentare la visibilità del marchio. Il sito Leda è tuttora consultabile e accessibile anche attraverso il sito ufficiale del film.

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