Bridget Jones’s Baby: quando il sequel sorprende

Bridget Jones’s Baby: quando il sequel sorprende

La saga cinematografica di Bridget Jones è una di quelle saghe che hanno cambiato l’immaginario globale, facendo diventare la sua protagonista il simbolo per eccellenza di una donna single sfortunata in amore e alquanto impacciata o goffa.
Una vera e propria antieroina in cui milioni di donne in tutto il mondo si rivedono, si rispecchiano e che viene presa come esempio e come vessillo della lotta contro gli uomini così inadeguati quanto fatti apposta per essere amati nel momento sbagliato della propria vita.
Quello di Bridget Jones non è solo uno stile di vita, ma si tratta di un vero e proprio modo di pensare: almeno una volta nella vita qualsiasi donna si è sentita Bridget Jones, così come si è sentita Carrie di “Sex And The City”.
Quando quest’estate è uscito il terzo capitolo della saga ero un po’ pensierosa: Hugh Grant non sarebbe stato presente nel cast, l’arrivo di un terzo uomo nella vita di Bridget mi lasciava dubbiosa, ma soprattutto era il cambiamento fisico dell’attrice che dà le fattezze a Bridget che mi aveva fatto pensare male. Fortunatamente ho cambiato idea e non ho saputo resistere: il secondo giorno di programmazione sono andata al cinema con mia madre e quando siamo uscite dalla sala avevamo entrambe le lacrime agli occhi dal gran ridere e io mi ero anche, ovviamente, commossa.
Sì, perché il potere magico di Bridget Jones è proprio questo: fa piangere dal ridere e dalla commozione, a volte anche allo stesso tempo, perché è come noi. Gliene capitano di tutti i colori, ne fa sempre una più storta dell’altra, tutto le si risolve in maniera quasi magica perché è la protagonista di un film, eppure è più vicina alla nostra vita di tutti i giorni di quanto potremmo mai voler ammettere.
In questo film, come sempre, ne succedono di cotte e di crude, ma lei non si perde d’animo e, nonostante tutti i sotterfugi e gli equivoci, le mezze verità e le bugie nude e crude, alla fine tutto si risolve nel migliore dei modi e arriviamo ad avere la lacrimuccia da commozione che non ci aspettavamo.
Uscendo dalla sala non erano solo le donne a ridere di gusto, così come non erano solo le donne ad aver bisogno di un fazzolettino di tanto in tanto: in ogni uomo si nasconde un Bridget Jones al maschile, così come ogni uomo potrebbe essere un potenziale Darcy, se solo ci si volesse applicare, perché no?
In fondo sono proprio come Bridget Jones: un’inguaribile romantica, incasinata e casinista, affezionata ai propri pigiamoni invernali e ai mutandoni della nonna contenitivi (chiamiamole culotte e facciamo le vaghe), in attesa del proprio mister Darcy personale, perché se ognuna di noi, in fondo, è un po’ Bridget Jones, per tutte noi c’è un mister Darcy ad attenderci da qualche parte, pronto a portarci in braccio fino in ospedale per non farci partorire in un apetto con cui la pizzeria italiana sotto casa consegna le pizze in giro per Londra.
Sì, nel film succede anche questo… ve l’ho già detto che merita di essere visto, vero?» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
18 ottobre 2016

Comments are closed.