Abusivo di professione. Un giornalista, Giancarlo Siani

Abusivo di professione. Un giornalista, Giancarlo Siani

Siani fu ucciso il 23 settembre 1985 dalla camorra a ventiseianni, io di anni ne ho ventisette e cerco difare il lavoro che se fatto con passione e dedizione diventa un bel lavoro, come gli altri del resto. Ma fare il giornalista, raccontare storie, scoprirne di nuove, raccontare i cambiamenti, denunciare le magagne e gli interessi privati spacciati per pubblici, diventa un enorme privilegio che non ha pari con nessun altro lavoro.
Come tutti, quando scegliamo di intraprendere una professione, mi auguro, abbiamo un punto di riferimento, un modello a cui ispirarci. Il mio, e non è un segreto, è proprio Giancarlo Siani. Precario, abusivo, del profondo sud, dove ha cercato di raccontare e denunciare. Dove fare il proprio lavoro, il proprio dovere gli è costato l’etichetta di “martire della verità”.
Di martiri non ce ne dovrebbero essere, bisognerebbe fare il proprio dovere, è un principio di cui non mi stanco mai di scrivere in ogni pezzo, in ogni reportage, in ogni inchiesta che realizzo.
Il mondo precario ormai ha invaso qualsiasi tipologia di professione, ma quella che per antonomasia incarna il precariato è proprio quella del giornalista. Non bisogna piangersi addosso se non si hanno i contratti da 5000 euro al mese, se non si è le grandi firme che stanno accovacciate come gli avvoltoi accanto lo scranno del “direttorissimo”.
Bisogna invece fare il proprio dovere, il proprio lavoro, con amore e passione, anche se spesso ci viene tolto anche quello dai grandi “saggi” del giornalismo nostrano. Bisogna rivendicare i proprio diritti e soprattutto i diritti dei lettori che devono avere la certezza di leggere cose quanto più vere possibili e quanto meno ideologiche possibile.
Bisogna stare con la schiena dritta, anche a costo di passare da una tv nazionale e poi ritornare mestamente nel giornale locale, bisogna fare informazione e di quella buona. Di quella cattiva ne abbiamo abbastanza. Anche perché, mi rivolgo a tutti i miei colleghi giovani come me, ad imparare dai furbetti siamo tutti bravi, ma dai migliori, dagli onesti, allora si che diventa difficile, ma è in quel momento che questo diventa il lavoro più bello del mondo.
Io lo ricordo così Giancarlo Siani, senza contratto e senza iscrizione all’Ordine. Giornalista abusivo in mezzo ad un mondo di pennivendoli pensionati nell’animo.

Vincenzo Barbagallo
@Cenzaccio

24 settembre 2013

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