Giovanni Santoro e Martina Caruso: 2 stelle che fanno scintille

Giovanni Santoro e Martina Caruso: 2 stelle che fanno scintille

Il prossimo 14 giugno, nuovo appuntamento a Salina con l’evento “2 stelle fanno scintille”.

Sono gli ultimi entrati nel firmamento delle stelle della cucina siciliana ma promettono di fare scintille, hanno pensato ad un doppio appuntamento in due delle mete più ambite dagli appassionati gourmet. Sono i giovanissimi Giovanni Santoro, 31 anni, dello Shalai di Lingualossa e Martina Caruso, appena 27 anni, del Signum di Salina.
Entrambi giovanissimi hanno tagliato insieme, lo scorso dicembre, l’ambito traguardo della Stella Michelin. Grazie anche a questa coincidenza si è rafforzato un rapporto di fraterna amicizia, fortificato anche dalla comunanza di un percorso di grande crescita voluto dai giovani patron Luca Caruso del Signum e Luciano Pennisi dello Shalai.
Così, anche con l’obiettivo di creare importanti sinergie fra due eccellenze siciliane, è nata, quasi naturalmente, l’idea di realizzare un doppio appuntamento per due esclusive cene a quattro mani, in cui si scambieranno ingredienti, ricette, sapori.
Giovanni Santoro, che vive sull’Etna, ha cucinato il pesce con Martina Caruso, lo scorso 3 maggio presso lo Shalai di Lingualossa (Catania).
 Martina Caruso che vive a Salina cucinerà con Giovanni Santoro la carne il prossimo 14 giugno al Signum di Salina. Un altro appuntamento da non perdere in cui le ricette e gli ingredienti della cucina eoliana si confronteranno e saranno contaminati da quelle nate all’ombra dell’Etna.
La tappa Etnea, dello scorso 3 giugno, è stata un grande successo. Gourmet, provenienti da tutta la Sicilia, si sono dati appuntamento a Linguaglossa, per partecipare ad un grande evento enogastronomico che ha visto insieme in cucina i due giovanissimi chef stellati.
In cucina sue due brigate si sono scambiati ingredienti, ricette, sapori in un crescendo di emozioni che ha portato ad un immediato affiatamento fra i due team di cucina e le due squadre di sala, capitanate da Leonardo Pennisi e Luca Caruso.
Luca Caruso
Abbiamo fatto qualche domanda ai due chef, per raccogliere le loro impressioni e le loro considerazioni.
Avete cucinato insieme, fianco a fianco, per dei clienti molto esigenti, come è stato lavorare insieme?
GIOVANNI “Quella di Lingualossa è stata una bellissima esperienza, che ripeteremo con altrettanta gioia il prossimo 14 giugno a Salina. Condividere i diversi modi lavorare, scoprire una diversa mentalità in cucina è stato molto interessante”.
MARTINA “L’esperienza di Lingualossa è stata innanzitutto divertente: ci siamo confrontati sulle cucine che ognuno di noi propone. Abbiamo scoperto un mondo nuovo ma ci siamo sentiti a casa”.

Come mai avete ideato questa collaborazione, che mette a confronto due territori talmente diversi?

MARTINA “In realtà Salina e Lingualossa sono meno diverse di come possano apparire: viviamo entrambi su due vulcani.
 Con Giovanni  c’è sempre stata un’amicizia, dal momento che siamo quasi coetanei e ci siamo sempre sostenuti a vicenda, anche all’interno de Le Soste di Ulisse. Partecipare insieme alla cerimonia di consegna della Stella Michelin di Milano è stata una grande emozione che abbiamo condiviso e che ci ha legato ulteriormente. É stato bello condividere questo momento importante che ha segnato le nostre esperienze professionali”.
GIOVANNI “L’idea era quella che ognuno di noi portasse le materie prime e le preparazioni del proprio territorio, per vederle modificate, arricchite dalle contaminazioni di un territorio nuovo. Un esperimento perfettamente riuscito: ho visto delle tecniche nuove su materie prime che magari conoscevo, ho scoperto sfumature nuove e profumi diversi nel pesce del Mediterraneo”.

Di quella cena ti ha colpito qualcosa in particolare?
GIOVANNI “Sono rimasto molto affascinato dall’utilizzo che Martina ha fatto degli agrumi dell’Etna e credo di averla incuriosita con il finocchietto selvatico, utilizzato per realizzare un gelato, in un dolce che cercava di ricreare i profumi del sottobosco”.
MARTINA “Ho trovato molto interessante l’utilizzo di un ingrediente di mare, il gambero, abbinato a due elementi che parlano molto di tera come la mozzarella ed il pomodoro. Così come sono rimasta molto affascinata dai sapori e dall’uso delle erbe spontanee.
Non avrei mai pensato che si potesse realizzare un dolce con il finocchietto selvatico: un ingrediente che conoscevo già e che utilizzo ma di cui, grazie a questa esperienza, ho scoperto nuove ed interessanti sfumature”.

Adesso vi rivedrete a Salina, cosa ti aspetti da questo nuovo evento?

GIOVANNI “Sono sicuro che il prossimo 14 giugno sarà altrettanto divertente, perché ci metteremo ancora una volta in gioco, puntando a fare qualcosa di innovativo e di interessante”.
MARTINA “Sarà interessante vedere come gli ortaggi e le erbe aromatiche delle Eolie si combineranno con la carne ed i sapori di terra dell’Etna: sarà una bella sfida un gioco interessante. Sarà divertente”.
2 stelle
Parlateci del menu.

MARTINA “Fra i piatti che proporrò ci saranno i cappelletti con ragù di maialino dei Nebrodi, il gioco di contrasti fra formaggio e pomodoro, sostenuto dal sapore dal maialino, è il mio modo per interpretare la terra dal mio punto di vista.
Inoltre, proporrò un panino con le interiora: un richiamo allo street food, a l panino con la milza, alleggerito dalla salsa e dall’insalata di cocomero”.
GIOVANNI “Per l’evento ho studiato tre nuove preparazioni, per portare alle Eolie il meglio che l’Etna può esprimere.
Il primo sarà un risotto con la salsiccia battuta sul ceppo di quercia, che è un’antica preparazione tipica dell’Etna, profumata con dei semi di finocchietto selvatico, affumicata con degli aghi di pino, abbianta ad un caviale di tartufo nero. Sarà un’esplosione di profumi di terra, di bosco in un luogo al centro del Mediterraneo, in cui magari vi è più familiarià con i profumi ed i sapori più delicati del mare
Il secondo è l’agnello da latte ( allevato dal maestro Rosario Pennisi) scottato in abbinamento con una riduzione al nero dell’Etna, con una mozzarella di bufala prodotta fra Randazzo e Bronte.
Infine, il dolce sarà un ulteriore omaggio all’Etna ed i suoi prodotti: in particolare la ciliegia Mastrantonio che proprio in questo periodo raggiunge la sua massima espressione. Una cultivar selezionata da un vecchio produttore, da cui il nome, un prodotto dalle caratteristiche uniche, che si trova soltanto su questo versante dell’Etna: più grande e callosa delle ciliegie tradizionali, aspra con un perfetto equilibrio fra acidità e dolcezza”. » red
1 giugno 2016


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