Lavoro, Berretta:”Per la Sicilia solo record negativi, la politica del Governo è fallimentare”

“Gli ultimi rapporti della Cgil e della Uil forniscono un quadro a dir poco drammatico delle condizioni lavorative nel Mezzogiorno d’Italia, soprattutto in Sicilia, una regione in cui aumentano esponenzialmente le richieste di cassa integrazione, le grosse fabbriche rischiano la chiusura e il lavoro sommerso non accenna a diminuire. E, a fronte di questi dati, il Governo nazionale non fa nulla per migliorare le condizioni lavorative del Sud. Anzi, al contrario, mette in atto politiche mirate a depotenziare provvedimenti utili a far ripartire l’economia, almeno a livello locale, come sta accadendo con le Zone Franche Urbane”. È quanto afferma il parlamentare nazionale del Partito Democratico, Giuseppe Berretta, commentando sul blog http://www.giuseppeberretta.it/politica-siciliana/lavoro-solo-record-negativi-per-la-sicilia/ (da cui è possibile scaricare grafici e tabelle) i recenti dati sull’andamento del lavoro in Sicilia, forniti da Cgil e Istat, e gli indicatori nazionali sul lavoro sommerso contenuti nel Rapporto della UIL Servizio Politiche del Lavoro.
“Da entrambe le indagini, emerge chiaramente come la Sicilia stia sprofondando in una condizione di crisi difficilmente recuperabile – spiega Berretta – in un anno si sono persi in Sicilia 40 mila posti di lavoro e oltre 8 mila operai hanno trascorso gli ultimi 12 mesi in cassa integrazione, che nell’anno appena passato ha toccato quota 5 milioni di ore solo per gli operai siciliani”.
“Di fronte a vertenze importanti – aggiunge Berretta – come quella che coinvolge gli operai della Fiat e dell’indotto, ma anche i lavoratori della Sat di Aci Sant’Antonio, il Governo nazionale e le amministrazioni locali vanno in ordine sparso, senza alcun progetto di salvaguardia delle fabbriche e del futuro dei lavoratori”.
“E a queste vertenze, presto, potrebbero aggiungersi decine di altre crisi aziendali nel settore dei call-center, che solo in Sicilia occupa oltre ottomila persone. Lavoratori che adesso temono le politiche di delocalizzazione all’estero delle attività dei callcenter quando in passato, con il governo Prodi, si erano fatti grossi passi avanti verso la stabilizzazione e la regolarizzazione dei contratti precari”.
“Allarmanti infine i dati sul lavoro nero resi noti dalla Uil, secondo cui la Sicilia nel 2009 è risultata una delle regioni d’Italia con la maggiore incidenza di lavoro sommerso, superata solo dalla Calabria – sottolinea Berretta – Nel 2009 il tasso di irregolarità lavorativa nazionale si è attestato al 15,6 per cento sul totale degli occupati, mentre in Sicilia lo stesso indice ha raggiunto il 22,7 per cento, accumulando un fatturato sommerso di oltre 14 miliardi di euro in un anno. In Sicilia il lavoro sommerso è una piaga che coinvolge quasi 23 lavoratori su 100 e rappresenta il 17 per cento del prodotto interno lordo dell’Isola: numeri a fronte dei quali il Governo nazionale nel corso del 2009 ha diminuito, anziché aumentarla, l’attività ispettiva nel corso, l’unico strumento cioè per tentare di far emergere il lavoro nero”.

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