Stefano Benni ci racconta “Pantera”

Stefano Benni ci racconta “Pantera”

Il passaparola è uno dei migliori strumenti per andare a toccare e a scoprire idee e realtà che altrimenti non avremmo mai visto; più forte della réclame e delle enormi vetrine che ti sbattono in faccia i best seller o quei libri che la casa editrice di turno decide sia il caso lanciare (quasi letteralmente) addosso agli avventori abituali e non,  delle librerie. Poi ci sono quei libri riposti nello scaffale in basso a sinistra, quello più giù di tutti, che per prenderlo devi essere un mago nel limbo o nello squat. Oppure ci sono quei romanzi che mai avresti letto  se qualcuno non te li avesse raccomandati, e in quel “ti consiglio di leggerlo” vedi non un comando ma una condivisione, una voglia di far conoscere proprio a te qualcosa che all’altro ha dato un’emozione, e ti fai convincere, anche solo per questo.  Io devo il mio primo incontro con Stefano Benni proprio ad un consiglio di una amica che ne declamava le lodi dopo aver letto il suo ennesimo libro. Appena saputo della nuova creatura dello scrittore ho subito pensato a lei e quando le ho comunicato che avrei voluto leggere “Pantera”  ho trovato ovviamente il suo entusiasta consenso.
Due storie, brevi, forse troppo. Le pagine si rincorrono e si bruciano in un attimo, cerchi concentrici che ricordano una sigaretta fumata di gran foga, che appaga ma che lascia la bocca secca e la voglia di riaccenderne un’altra. Ed è proprio tra  coltri nebbiose di fumo e bagliori innaturali di luci al neon, che Benni ambienta il suo primo racconto, apparentemente la storia di una dea del biliardo, Pantera, che tra colpi di stecca straordinari ed innumerevoli biglie mandate in buca cerca di conquistare partita dopo partita una rivalsa nei confronti di un’esistenza tanto travagliata quanto misteriosa e leggendaria . La vera partita però la gioca con un destino che non sbaglia un colpo, che ha già deciso per quale mossa optare, che nulla lascia al caso. Una grande metafora della vita di tutti noi? O semplicemente uno spunto di riflessione sul quale arrovellarsi? Personalmente ho avuto un dibattito con la suddetta amica, riguardo a quale fosse il vero scopo di una storia lasciata quasi abbozzata, un assaggio, un pezzetto, di una trama sulla quale tessere altre cento ipotesi e altrettante supposizioni.
Al buio tossico di una bisca sotto il suolo della città si contrappone l’aria ricca di iodio e profumata di alghe, della spiaggia in cui si trova la capanna in cui vivono Aixi e suo padre. Babbonino è malato e non va più per mare, quella distesa immensa che tanto aveva amato e che altrettanto amore gli aveva tolto. Aixi è una creatura di quel mare, un’aggraziata pesciolina tanto buffa sulla terraferma quanto sicura sui fondali. Aixi è coraggiosa, non le importa delle invettive della zia e della gente che la considera strana, lei vuole pescare i Dentediferro e spingersi al largo per custodire il tesoro del babbo, che vuole passare il resto dei suoi giorni a sentire lo sbuffo della risacca sulla battigia. Una signora misteriosa che osserva l’orizzonte con il cannocchiale le salverà la vita, la stessa che Aixi deciderà di tenersi stretta  nonostante tutto e tutti. Se metti una conchiglia all’orecchio, quasi come se fosse una magia, il suono del mare accarezza il tuo udito, e come spunto ad una immagine radicata ai ricordi, una distesa di un blu cobalto immenso inonda i tuoi occhi. Questa storia, è proprio come una conchiglia, piccola e bianca, trovata sulla spiaggia d’inverno: rievoca senza dire nulla, parla senza bisogno di specificare l’intenzione.
Le illustrazioni di Luca Ralli sono la prova del nove, la conferma alle tavolozze che le parole delle pagine che le precedono hanno dipinto, e soddisfatto sorridi guardandole, perché prima avevi indovinato ogni particolare, che ,magari,  in seguito vedi soltanto da una diversa angolazione.  In attesa del tour meridionale della presentazione di “Pantera”, che inizierà a giugno, portatevi in borsa questo piccolo libro, che l’indomani già riporrete nella libreria, dopo averlo letteralmente mangiato, ma che andrete ogni tanto a rivedere, perché il bello di un quadro non è forse trovare significati nuovi ogni qualvolta lo si osserva? » Elisa Bennici
Tw @Elis_idus
20 maggio 2014

Pantera
Stefano Benni
Feltrinelli – Narratori
106 pagine – 12,00 euro

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