Teatri di Pietra, ‘Incanto Scantu’ a Eraclea Minoa martedì 18 agosto

Teatri di Pietra, ‘Incanto Scantu’ a Eraclea Minoa martedì 18 agosto

Ultima settimana per  la rassegna dei Teatri di Pietra in Sicilia che martedì 18 agosto alle ore 21.15 conclude il ciclo di spettacoli ospitati all’interno dell’area archeologica di Eraclea Minoa (Cattolica Eraclea, Agrigento) con “Incanto Scantu” spettacolo tratto da Franco Scaldati, Ovidio, Mircea Eliade,  che ha debuttato quest’anno proprio nel circuito Teatri di pietra Sicilia, di cui firma la drammaturgia Petrokos Usaja, mentre le coreografie e la regia sono di Aurelio Gatti.

In scena, in uno spazio forse museale (come tanti ridotto a “non luogo”) due donne statue, due donne viventi, un musicista, un terzo e forse un’altro. Una distesa d’acqua non distante. I personaggi, viene spiegato in una nota, non rappresentano nessuno, sono astrazioni dell’uomo che non riesce più a vedere e a sentire “l’invisibile”  che ha rotto i contatti con il metafisico, o con Dio, o semplicemente con la propria storia, e non sa più essere felice. Non sono testimoni perché non c’ è l’ idea di futuro o di passato, di slancio o di ritorno, perché è smarrito il punto di partenza. I personaggi in scena (Marta Cirello, Tiziana D’Angelo e l’allievo di Franco Scaldati, Salvatore Pizzillo) sono i protagonisti di un mondo disarticolato e insignificante, tanto intriso di quotidiano da non poter più accostarsi al reale.

Per ritornare alla realtà bisogna rifarsi  al mito che non è il contrario della realtà, ma il racconto/ rivelazione di qualcosa  avvenuto all’essere…. Il mito che non è stato abolito del tutto, che è stato cacciato nelle oscure zone della psiche, o in attività secondarie e irresponsabili della società, diventa il tramite per ritrovare il reale. I linguaggi di questa messinscena  sono le musiche (originali eseguite dal vivo dallo stesso autore,  Lelio Giannetto), un idioma teatrale intriso di dialetto tutto suono, fragore, cose, azioni, e una lingua antica simile a quella che immaginiamo fosse di Omero (quello di Franco Scaldati), il verso omerico e di Ovidio, la fisicità degli interpreti . “Con le parole puoi uccidere o anche salvare, puoi comunicare o evocare formule magiche, a patto che le parole poi svaniscano, che tornino a essere suono, e quindi il reale”,  ha affermato Franco Scaldati. Lo spettacolo replica il 19 agosto al Tempio Hera di Selinunte. » red
17 agosto 2015



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