È guerra di cifre tra Bankitalia e Governo riguardo all’efficacia dello scudo fiscale. I dati diffusi dalla Banca d’Italia non sono piaciuti al Governo ed hanno scatenato un attacco inconsulto del ministro Calderoli. Ma difficile coprire i dati che parlano di risultati che confermano le previsioni più pessimistiche.
Il 60% dei capitali italiani scudati, infatti, sono rientrati in Italia solo giuridicamente, ma continuano ad essere investiti all’estero. I fondi che i beneficiari dello scudo fiscale hanno riportato materialmente in Italia, smobilitando le attività estere e convertendole in contante, sarebbero, i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia, soltanto 34,9 miliardi e non 95 come annunciato dal Governo.
Soltanto il 41 per cento dei capitali sarebbero stati reinvestiti in Italia. Il resto dei capitali scudati hanno utilizzato gli strumenti della “regolarizzazione” e del “rimpatrio giuridico” e sono rimasti investiti all’estero. Chi deteneva, in alcuni casi anche illecitamente, capitali all’estero li ha potuti regolarizzare lasciandoli all’estero.
La versione dell’operazione-rimpatrio, che veniva descritta dal Tesoro come “uno straordinario successo, segno di forza della nostra economia e di fiducia dell’Italia”, appare alla luce dei dati di Bankitalia fortemente ridimensionata. Questo, che è in realtà, l’ennesimo condono di Tremonti e del Governo Berlusconi che è servito soltanto a fare un favore a chi deteneva capitali all’estero, ha assestato un ulteriore colpo all’etica pubblica e si è rivelata del tutto inadeguata come misura anti-crisi.
Per ottenere un gettito analogo probabilmente sarebbe bastato compiere qualche controllo in più sui contribuenti disonesti.