Arte, la collezione Peggy Guggenheim e i Percorsi Tattili

Arte, la collezione Peggy Guggenheim e i Percorsi Tattili

Sabato 20 e domenica 21 maggio nuovo appuntamento con Doppio Senso. Percorsi Tattili alla Collezione Peggy Guggenheim, progetto con il quale Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia,  condivide il proprio patrimonio artistico con il pubblico con disabilità visive.
Con cadenza mensile, continua il processo di sensibilizzazione alla conoscenza dell’arte attraverso il tatto grazie a una serie di visite guidate e laboratori per non vedenti, ipovedenti e vedenti, adulti e bambini. Un percorso che, dal figurativo all’astrazione, porta alla conoscenza e a una lettura tattile delle avanguardie storiche amate e collezionate da Peggy Guggenheim.

L’incontro di questo mese è dedicato al racconto dell’esperienza dei surrealisti e all’esplorazione della scultura del Novecento. Diversi i lavori analizzati nel corso dell’appuntamento: si parte dall’opera di Victor Brauner Senza titolo, del 1945, riprodotta in Minolta, per poi passare a due sculture di Max Ernst Giovane donna a forma di fiore e Per le strade di Atene, entrambe esplorate in originale, in seguito alla valutazione sullo stato di conservazione delle opera e della loro leggibilità al tatto. Nei suoi due lavori Ernst, maestro del pensiero e dell’agire surreale, offre una prova della ricercata idea di fusione metamorfica tra mondo vegetale, magico, sospeso e misterioso, e la forma umana nella traccia di un ritratto. Ciò che più lo interessava era la possibilità di costruire in terza dimensione molte delle immagini e forme che rappresentava nei suoi dipinti e collages. Le sculture sono assemblaggi di pezzi fusi e sembrano derivare dalla necessità di creare un analogo tridimensionale della pittura. Ernst geometrizza la forma e rende la figura oggetto. L’opera di Brauner invece si distacca dalla tecnica più realistica dei pittori surrealisti per evocare immagini oniriche, che richiamano i tarocchi, suggestioni egizie o culture primitive. Ritorna spesso nei suoi lavori la rappresentazione degli occhi, grandi e fissi. L’occhio è un elemento ricorrente, lo si ritrova sdoppiato, ferito. È un’ossessione che inizia molto presto, quasi una premonizione della perdita dell’occhio sinistro, che avverrà nel 1931 durante una rissa.

Al termine dell’esplorazione tattile condotta da Valeria Bottalico seguirà il laboratorio con l’artista non vedente Felice Tagliaferri, che aiuterà a consolidare l’immagine mentale formata dell’opera d’arte fruita.» red
19 maggio 2017


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