Elena Ferrante, l’Amica geniale e il potere della narrazione

Elena Ferrante, l’Amica geniale e il potere della narrazione

Ebbene sì, si tratta dell’ennesimo articolo sulla saga dell’Amica geniale di Elena Ferrante: avete letto bene.
So che in questi giorni, da quando si è venuti e conoscenza dell’identità dell’enigmatica Elena Ferrante, non si fa che parlare di questo mistero svelato, ma prometto solennemente che non parlerò oltre di Anita Raja/Elena Ferrante in quanto autrice/persona reale, ma solamente in quanto narratrice e scrittrice dotata di una capacità ipnotizzante di far calare i lettori nella dimensione dei suoi libri.

Ho iniziato a leggere la saga dell’amica geniale perché su Facebook e Twitter continuavo a vedere post di amici e amiche che ne tessevano le lodi. Inizialmente mi aveva incuriosita perché le copertine sono delle piccole opere d’arte che ricordano le foto di famiglia di qualche parente lontana, le foto che fanno sempre immaginare storie familiari assurde e complesse come trame di libri che nessuno scriverà mai, le foto che lasciano spazio libero alla fantasia e che affascinano tanto le appassionate di album di famiglia come la sottoscritta: le foto di spalle sono quasi sempre le più belle per lasciarsi trasportare dall’immaginazione.
Poi ho iniziato ad appassionarmi alla diatriba sulla leggittimità di questo successo internazionale perché anche i più insospettabili tra i miei amici e conoscenti hanno cominciato a scrivere di quanto quei libri li avessero catturati e trasportati nella dimensione raccontata dall’autrice.
Quando poi una mia amica ha iniziato a descrivere il senso di dipendenza che le creavano questi libri, conoscendo quanto io e lei siamo simili sotto molti punti di vista, mi sono lasciata convincere e in effetti non ho sbagliato di molto, così come non ha sbagliato lei a volerlo consigliare a tutti.

La narrazione delle avventure di Lina e Lenù è fluida, scorrevole, eppure al contempo intricata, estremamente complessa e lo sguardo della narratrice è chiaramente di parte, ma forse proprio per questo così intimamente coinvolgente. Ci sono stati dei momenti in cui quello che veniva narrato era così denso di significati reconditi e quello che sarebbe successo era talmente inconsueto e carico di un senso che si sarebbe compreso solo anni dopo, che mi ritrovavo a leggere in apnea e mi accorgevo di riprendere fiato solo quando sospiravo profondamente.
Lo ammetto: Lina non l’ho mai potuta sopportare nel corso della lettura di tutto il libro; Nino è da “prendere a schiaffi a due a due finché non diventano dispari”, come si dice dalle mie parti; Lenù è un po’ da comprendere e da compatire, ma un paio di schiaffoni anche a lei non si negano e la miriade di personaggi che entrano ed escono dalle vite delle due protagoniste riescono a dare un senso di coralità e di romanzo nazionalpopolare ai quattro libri che forse è proprio la chiave del successo oltre i nostri confini nazionali.

Per quello che riguarda le trame dei quattro libri in questione vi lascio le trame che potrete trovare in quarta di copertina sfogliando i libri in qualsiasi libreria o negozio che sia: non potrei mai rovinarvi il gusto di assaporare, pagina dopo pagina, parola dopo parola, l’avventura che vi si schiuderà tra le mani non appena inizierete a leggere una delle saghe che stanno facendo appassionare letteralmente mezzo mondo.
Preparatevi, poi: a breve arriva la serie tv e non vorrete farvi rubare il gusto di poter dire “questo non era così nel libro!”, no?

L’amica geniale
L’amica geniale comincia seguendo le due protagoniste Lila Cerullo ed Elena Greco bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità.
L’autrice scava intanto nella natura complessa dell’amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l’Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l’andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l’autrice ci ha abituati.

Storia del nuovo cognome
Lila ed Elena hanno sedici anni e si sentono entrambe in un vicolo cieco. Lila si è appena sposata ma, nell’assumere il cognome del marito, ha l’impressione di aver perso se stessa. Elena è ormai una studentessa modello ma, proprio durante il matrimonio dell’amica, ha scoperto che non sta bene né nel rione né fuori. Le vicende dell’Amica geniale riprendono a partire da questo punto e ci trascinano nella vitalissima giovinezza delle due ragazze, dentro il ritmo travolgente con cui si tallonano, si perdono, si ritrovano. Il tutto sullo sfondo di una Napoli, di un’Italia che preparano i connotati allarmanti di oggi. Della trama non anticiperemo niente. Storia e forza della scrittura fanno tutt’uno al punto che ci pare sconveniente guastare al lettore il piacere di leggere sorprendendosi a ogni pagina. Meglio dunque abbandonarsi a Lila ed Elena: conoscerle a fondo, riconoscersi sia nella tendenza alla conformità acquiescente sia nella caparbia determinazione a prendere in mano il proprio destino.

Storia di chi fugge e di chi resta
Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L’amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.

Storia della bambina perduta
Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”.  Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano. Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del  loro legame d’amicizia. Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.

Edizioni e/o
L’amica geniale: 400 pagine; 18 euro
Storia del nuovo cognome: 480 pagine; 19,50 euro
Storia di chi fugge e di chi resta: 400 pagine; 19,50 euro
Storia della bambina perduta: 416 pagine; 19,50 euro » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
10 ottobre 2016

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