POLITICA – “Il primo turno delle elezioni amministrative dimostra che il vento del cambiamento comincia a soffiare”. Lo afferma Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars, che sul suo sito ci consegna una lunga analisi sulle amministrative, rivendicando alcune intuizioni nell’azione politica del Pd a Palazzo dei Normanni.
“Possiamo dire con orgoglio – prosegue Cracolici – di avere per primi avvertito che il berlusconismo, con le sue applicazioni e varianti locali, come quello “in salsa siciliana” che si coniugava al cuffarismo, era al tramonto. Abbiamo lavorato per destrutturare l’alleanza, prima sociale e poi elettorale, che rendeva il centrodestra invincibile in alcune aree del Paese. E adesso, in Sicilia come in Lombardia, si aprono scenari impensabili”.
Il presidente dei deputati regionali non ha dubbi sull’esito del voto “Il Pd, con la linea portata avanti da Bersani, esce rafforzato”, né sul segreto del successo “grazie alla sua capacità di tessere alleanze nella società come nel sistema dei partiti, ha allargato la coalizione che ha raggiunto questo importante risultato. È lo stesso percorso che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare in Sicilia, dove abbiamo messo ai margini i berlusconiani e i cuffariani”.
Da qui prende spunto su come proseguire, nei mesi a seguire “Bisogna andare avanti su questa strada: il centrosinistra deve allargare la coalizione, si vince laddove siamo in grado di ampliare i confini dell’alleanza. Certo, occorre aspettare il “secondo tempo” delle elezioni, ma andare negli spogliatoi con un netto vantaggio ti mette nelle migliori condizioni per affrontare i ballottaggi.
Eppure, nelle prime valutazioni, sento alcune letture semplicistiche e sommarie: c’è chi dice, ad esempio, che il Terzo Polo ha fatto flop e quindi possiamo prescinderne, magari adattando questa valutazione al caso Sicilia”.
Infine una valutazione sulle primarie “In alcuni casi, come a Napoli, abbiamo assistito alla cronaca di una morte annunciata”.
“Le primarie – sottolinea Cracolici – vanno “regolamentate”, perché altrimenti “più che uno strumento per risolvere problemi e aiutare la democrazia partecipativa, producono lacerazioni che, soprattutto nel Mezzogiorno, possono avere effetti inquinanti e delegittimanti”.
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