Gaslight Anthem e Bayside in dieci domande

Gaslight Anthem e Bayside in dieci domande

Quando si parla di un certo tipo di rock o di punk si fa riferimento (in)direttamente anche a band americane proprio come i Gaslight Anthem ed i Bayside, che hanno toccato Milano durante il loro tour europeo proprio qualche giorno fa, il 10 novembre, all’Alcatraz di Milano.
Un concerto estremamente vissuto dal pubblico presente, scatenatissimo e coinvolto in maniera totale, molto più di tanti altri concerti a cui ho assistito: prova tangibile la pressoché totale assenza di telefonini e videocamere per registrare e immortalare i momenti del live, per viverlo al massimo.
Abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche battuta sia con il chitarrista dei primi che con il frontman dei secondi, entrambi innamorati dell’Italia e con uno stretto legame di sangue con la nostra amatissima terra.
Ecco cosa ci ha raccontato Alex Rosamilia, dei Gaslight Anthem, chiacchierando non solo della band, ma anche della situazione attuale dell’industria musicale.


Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?

Onesta, meditata e rock’n’roll!
Cosa pensi dell’attuale situazione dell’industria musicale?
Non penso che sia così negativa come tutti cercano di far vedere. Si tratta di un periodo di transizione: stanno imparando come gestire quello che sta succedendo. Siamo passati dal possesso delle copie fisiche allo streaming e al download! Stanno piano piano capendo come riuscire ad uscirne vivi: stanno cominciando a tenere in conto gli ascolti di Spotify per le classifiche; stanno usando Youtube come una strada per riuscire a farcela, così come prima c’era Mtv, adesso c’è Youtube. Riusciranno a capirci qualcosa: siamo in un periodo in cui tentare diverse soluzioni e sono certo che troveremo la migliore.


Qual è il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di farsi conoscere attraverso la sua musica?
Suonare. Suonare e andare in tour, salire sul pullmino e non tornare a casa.


Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il futuro prossimo?

Ancora tour! In inverno andiamo in Australia, in primavera gli Stati Uniti e poi torneremo qui in Europa in estate.

Qual è il vostro processo creativo per le vostre canzoni? C’è una routine?
Il processo cambia, ed è cambiato specialmente per questo album: abbiamo iniziato a lavorare diversamente rispetto al passato. Di solito iniziavamo le canzoni con delle chitarre, ora ci sono delle tracce che iniziano con il piano e la melodia vocale! Stiamo provando cose che normalmente non facevamo: il processo creativo è cambiato durante l’ultimo periodo. Sì, potrebbe essere visto come un mezzo azzardo, ma è stato tutto positivo e non una cosa così negativa, alla fine!


Parlando con Anthony Raneri, invece, ecco cosa ci ha raccontato, a proposito del suo percorso artistico con i Bayside ma non solo…


Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?

Ci definiamo una punk band, ma pensiamo che oltre ad essere una punk band siamo anche molto “accattivanti”, penso! Cerchiamo di lavorare molto su musica, melodie e testi!

Qual è il processo creativo per le vostre canzoni?

Il nostro processo creativo solitamente inizia quando siamo in tour: mi viene in mente una melodia, un’idea, la registro nel mio telefono, canticchiandola e poi, quando vado a casa e mi siedo per scrivere le canzoni, scorro tra tutte quelle idee accumulate e trovo le migliori per farle diventare delle canzoni. A casa, lavoro solo io con la chitarra, poi mando le prove alla band e ci iniziano a lavorare, poi ci ritroviamo e la suoniamo!

Cosa pensi della situazione attuale dell’industria musicale e quale sarebbe il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di diventare conosciuto grazie alla sua musica?

L’attuale situazione nell’industria musicale è abbastanza difficile: ci sono moltissime cose che stanno cambiando e sta diventando sempre più difficile riuscire a capire come guadagnarci. Fortunamente siamo stati in grado di affermarci come band prima che le cose cambiassero drasticamente: abbiamo una carriera, abbiamo una fanbase, e siamo in grado di vivere di tutto il lavoro che abbiamo fatto finora. Per le band che iniziano adesso è molto, ma molto più difficile riuscire a capire come sopravvivere, come vivere di musica, come diventare popolari. Il miglior consiglio che posso dare è che la musica parla più forte di qualsiasi altra cosa. Incontro band in continuazione e conosco band che spendono un’ora a scrivere la loro musica e le restanti ventitre a cercare persone che ascoltino le loro canzoni. Se capovolgi la situazione, se spendi tutto il tuo tempo cercando di scrivere la canzone migliore che puoi, non devi trovare nessuno: loro troveranno te! Ci sono band che impiegano dieci anni ad avere una fanbase, provando, provando e riprovando ad avere delle persone che ascoltino la loro musica e ci sono band che in una notte diventano famose solo perché le loro canzoni hanno davvero parlato al pubblico.

Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il prossimo futuro?
Saremo a casa per le vacanze e poi, il prossimo anno, faremo un tour negli States e poi speriamo di tornare in Europa, il prossimo anno, per il nostro primo tour come headliner!
» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
23 novembre 2014

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