Parole ed emozioni: la vita al femminile di Isabel Allende

Parole ed emozioni: la vita al femminile di Isabel Allende

A guardarla da vicino è ancora più bella, sembra che il tempo per lei si sia fermato. Settantacinque anni all’anagrafe, lo spirito di una ragazzina nell’anima. Un soprabito arancione rende ancora più luminoso il suo viso già raggiante. I suoi sono occhi vivaci, che rispecchiano il carisma di una donna dal carattere forte, mai domo, di quelli che la vita l’hanno sempre vissuta intensamente, senza mai farla scorrere invano.
Isabel Allende è arrivata così sabato 3 giugno al Teatro Romano di Catania, in occasione dell’anteprima del Taobuk, il festival internazionale del libro di Taormina, ideato da Antonella Ferrara, che quest’anno giunge alla settima edizione.
Una standing ovation accompagna il suo ingresso in teatro mentre si dirige verso il leggio. La Allende ringrazia, commossa il pubblico per l’accoglienza riservatale, prende dei fogli e da lì inizia un racconto intimo e raccolto. La platea ascolta in religioso silenzio, quasi contemplativo. Alcune parole vengono sussurrate, una breve pausa e si riparte, con voce decisa e mai tremula; altre invece sono quasi un’esclamazione, un sussulto. In venti minuti esprime il suo essere donna, mamma, figlia, femminista. Un racconto che diventa un prezioso regalo per i suoi lettori: sono le pagine più belle, più dolorose e più intense della sua vita, tra attimi di assoluta felicità e momenti di infinita tristezza.
“Si ha solo ciò che si da” diceva spesso Paula, la figlia della Allende, e sabato la scrittrice ha dato tutto quello che di più importante custodisce: se stessa.

Il racconto muove i passi dalla nonna Isabel, dalla quale ha preso il nome e non solo. Il suo ricordo, a distanza di settant’anni, è ancora nitido: una presenza costante, una musa ispiratrice: “è sempre rimasta con me. Ho una sua fotografia sul comodino e un’altra vicino al computer. Quando sono triste e preoccupata o quando l’ispirazione viene meno la chiamo. E lei arriva. Mi fa compagnia e mi consola” La nonna ispirò il personaggio di Clara, la chiaroveggente del suo primo romanzo “La casa degli spiriti”, la casa in cui la piccola Allende trascorse tanti attimi di dolcezza.

Il rapporto con la madre è fatto di una corrispondenza iniziata tanti anni fa e mai interrotta: giorno dopo giorni Isabel e sua madre Panchita comunicano di tutto, dalle ricette di cucina ai sogni erotici, attraverso lettere cartacee, fax o posta elettronica: “grazie alle lettere ci conosciamo meglio che se avessimo vissuto insieme. La comunicazione epistolare è dolce, affettuosa, divertente e di assoluta confidenza. Non c’è niente che non possiamo scriverci, persino le cose che probabilmente non ci diremmo di persona. Entrambe abbiamo imparato che se siamo in rotta il messaggio non va mai spedito subito, bisogna aspettare fino al giorno dopo, così le emozioni si raffreddano un po’ e la mente è più sgombra.” La Allende conserva e cataloga quell’amorosa corrispondenza da trent’anni: trecento contenitori che contengono tra le seicento e le settecento lettere, la vita di entrambe è custodita in quei contenitori. “Queste lettere sono la cosa più preziosa che ho, se mia madre morirà prima di me, potrò leggere una sua lettera ogni giorno finche sarò in vita.”

Dal suo essere figlia al suo essere mamma di una figlia, Paula, la cui morte prematura ha spezzato il suo cuore: “portava i capelli lunghi e scuri legati in una coda con un fazzoletto, non usava trucchi né gioielli, aveva bisogno di molto poco e tendeva a regalare tutto. Aveva una mente precisa e organizzata, assetata di conoscenza e dotata di ottima memoria” Per lei Isabel Allende ha scritto un libro di memorie chiamato proprio con il nome della figlia, Paula.

C’è una parola, che più di altre, è stata ripetuta più volte nel corso della serata: amore incondizionato, quell’amore che può esserci solo tra madri e figli, fatto di accettazione reciproca, rispetto e senso dell’umorismo; quest’ultimo nella famiglia della Allende non è mai mancato, nonostante l’esilio, i lutti, la povertà o i divorzi. Sorridere sempre, il diktat è molto chiaro.

“Sono cresciuta con la consapevolezza che il mondo è misterioso, che tutto è possibile e che esistono molte dimensioni della realtà che noi, con i nostri limitati cinque sensi, non possiamo cogliere. Solo un cuore aperto e un esercizio costante di immaginazione e intuizione ci permettono di intravedere frammenti della meravigliosa complessità dell’universo e della vita.” Al termine del suo monologo un lungo applauso è arrivato dal pubblico che ha ringraziato così la scrittrice per i momenti che ha regalato loro: emozioni, sorrisi e lacrime come in ogni romanzo che si rispetti, e dal romanzo della propria vita non possono che nascere le pagine migliori. E d’altronde la Allende sa che la scrittura ha un ruolo essenziale, vitale: “Scrivo come vivo, come sento, come ricorco e come intendo la realtà. Esattamente come mi insegnò mia nonna accetto che il mondo sia misterioso. Vivo e scrivo mantenendomi aperta a quelle dimensioni misteriose che i critici denominano realismo magico e che tutti sperimentiamo sotto forma di coincidenze inspiegabili, premonizioni, sogni rivelatori o profetici, miracoli, visioni, diverse forme di chiaroveggenza, potere dell’intuizione o dell’astrologia”

La successiva conversazione con Alessandra Coppola, giornalista del Corriere delle Sera, si è svolta in un clima più disteso ma altrettanto interessante. Tanti gli argomenti della conversazione che hanno avuto come comune denominatore le varie sfaccettature dell’amore: dalla sofferenza ai rischi che necessita, passando per l’amore maturo che perdura da adulti. “Ci si innamora del cuore, non del corpo. Il mio Roger ha 74 anni e nudo non è un belvedere, neanche io del resto, ma per fortuna ci sono i veli, le luci a lume di candela e la marijana”. Il suo ultimo romanzo, non a caso, racconta la storia di un amore tra ottantenni, “L’Amante giapponese”.

La scrittrice cilena ha infine ricevuto il Premio Sicilia – un colapesce in argento e corallo – dalle mani dell’Assessore Regionale al Turismo Anthony Barbagallo, a conclusione di una serata speciale. » Angela Amoroso
Foto: Giulia Gobbi
5 giugno 2017



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