Le dimissioni di Brancher

Aldo Brancher

Aldo Brancher, non è più ministro. Ha annunciato la “decisione irrevocabile di dimettersi” dall’incarico di ministro nell’Aula del Tribunale di Milano, nel corso del processo che lo vede imputato per appropriazione indebita. Non è un record ma 17 giorni da ministro sono veramente pochi.
Giovedì l’Aula della Camera avrebbe discusso e votato la mozione di sfiducia. Il rischio che il Governo e la maggioranza non avrebbero retto a quella votazione era forte. Prima pratica archiviata da Silvio Berlusconi che venerdì al Tg1 e al Tg5 aveva annunciato “Ghe pens mì”. Fatto!
è stato proprio il Presidente dal Consigli a seguire la questione e provocare questo esito, che circolava da giorni. “Ho condiviso la decisione di dimettersi da ministro” ha commentato Silvio Berlusconi.
“Conosco e apprezzo ormai da molti anni Brancher e so – ha dichiarato il premier – con quanta passione e capacità avrebbe potuto ricoprire il ruolo che gli era stato affidato. La volontà di evitare il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali dimostra ancora una volta la sua volontà di operare esclusivamente per il bene del Paese e non già per interessi personali”.
“Sono certo che superato questo momento – aggiunge Berlusconi – Brancher potrà, come sempre, offrire il suo fattivo contributo all’operato del governo e alla coalizione”.
Canta vittoria l’opposizione. “Le sue dimissioni – ha dichiarato Rosy Bindi (Pd) – sono un atto dovuto, ma annunciarle in un tribunale anziché in Parlamento conferma tutta la strumentalità della sua nomina: Brancher era, infatti, solo il ministro del legittimo impedimento. Per governo e maggioranza si tratta di una vera e propria resa alle ragioni della correttezza istituzionale per evitare lo scorno di una più grave sfiducia parlamentare che sarebbe certamente arrivata con l’iniziativa delle opposizioni”.
Secondo il Presidente del Pd, “Berlusconi cerca così di chiudere almeno uno dei tanti fronti critici per il Governo. Ma la maggioranza è allo sbando e la fine della carriera politica di Brancher lo conferma”.

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