Musica, quattro chiacchiere con gli Antonio’s Revenge

Musica, quattro chiacchiere con gli Antonio’s Revenge

Gli Antonio’s Revenge nascono da un progetto musicale di Alessandro Razzi e Giovanni Boscaini. Insieme decidono di dare vita ad una band indie-rock in grado di armonizzare i suoni e il linguaggio del brit-pop nelle calde melodie del rock americano, unendole alla scena background italiana.
Il nome del gruppo nasce per caso, grazie alla passione dell’ex chitarrista Sergio per le tragedie di John Marston, scrittore inglese del 1600, tra cui The Antonio’s Revenge.
Tornati in studio con Pedro Perini alla batteria lavorano al nuovo progetto in elettrico: dodici pezzi, di cui otto inediti e quattro, già contenuti in “Times Square Lights” completamente riarrangiati e ri-registrati.
In occasione dell’uscita di “All Under Control”, il loro ultimo lavoro, abbiamo fatto loro qualche domanda per conoscerli meglio.

Chi sono gli Antonio’s Revenge e come vi descrivereste a chi ancora non vi conosce?
“Gli Antonio’s Revenge sono un gruppo indie-rock con influenze, suoni e linguaggio legati al brit pop e all’american rock. Il progetto è nato da un’idea di Alessandro e Giovanni nel 2008.”

Come nascono le vostre canzoni in generale: c’è una routine creativa oppure ogni volta è diversa?
“Le nostre canzoni raccontano vari momenti delle nostre vite e sono frutto delle emozioni che quei momenti ci hanno regalato. Non abbiamo mai utilizzato una sola “ricetta” durante la composizione, ogni volta è quasi come fosse una sorpresa anche se, con l’esperienza, la maturità compositiva cresce.”

Quale sensazione vorreste che rimanesse a chi ascolta la vostra musica?
“Crediamo che l’obiettivo di una canzone sia semplicemente quello di provocare e suscitare, in chi ascolta, le emozioni che abbiamo provato noi mentre la musica veniva scritta! A volte basta una nota, una melodia, altre volte ci si immedesima completamente nel testo e lo si fa proprio; questo per noi rende la musica una forma d’arte così speciale.”

Fonti di ispirazione e idoli incontrastati che hanno influenzato il vostro modo di rapportarsi alla musica?
“La molla che ci ha convinto a produrre della propria musica, al posto di essere soltanto spettatori è scattata ai tempi del liceo. Gli artisti che ci hanno portato su questa strada sono alcuni tra i protagonisti della scena rock internazionale. Tra questi come non citare Pearl Jam, Kings of Leon, Cure, Blur, Foo-Fighters, Travis e tanti altri.”

Cosa amate maggiormente della dimensione live?
“Il Live è adrenalina. Ogni canzone è il concentrato del lungo lavoro svolto in studio per produrla, durante il live deve emergere tutta questa forza! Vedere poi spettatori attenti e che partecipano alla tua esibizione, non ha prezzo. È puro divertimento.”

Sogni nel cassetto e speranze per il breve termine?
“Ovviamente in cuor nostro c’è la speranza che questo lavoro arrivi a più gente possibile. Posso dirti che nell’immediato continueremo con la promozione e grazie al nostro impegno siamo certi che qualche soddisfazione arriverà.”

Cosa cambiereste subito di voi e cosa non vorreste modificare mai e poi mai neppure sotto tortura?
L’alchimia che ci unisce sia nei live sia in studio è insostituibile. Cambieremmo volentieri il nostro lavoro, sarebbe bello potersi dedicare alla musica a tempo pieno.

Come vi vedete da qui a 10 anni?
“Con qualche capello bianco in più ma di sicuro con la stessa voglia di fare musica.”

Una domanda a cui vorreste rispondere per parlare di qualcosa che vi sta a cuore e che non vi fanno durante le interviste?
“Il grande lavoro che sta dietro la produzione di un disco è un argomento a cui noi teniamo particolarmente. Non vivendo di musica, sia il sacrificio che l’impegno sono sforzi che si affrontano solo grazie ad una grande passione. Un messaggio che vorremmo trasmettere a chi vorrebbe registrare le proprie canzoni ma, come noi, è stato sul punto di rinunciare perché sopraffatto dalle difficoltà, dalle delusioni o dai semplici momenti “no”, è che le soddisfazioni sono dietro l’angolo, non mollate mai! Il Dr. Frankenstein direbbe: “Si…Può…Fare!” “» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
15 febbraio 2017

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