Musica, gli Shakers si raccontano

Musica, gli Shakers si raccontano

Gli Shakers debuttano sulla lunga distanza con  “Tu cosa fai, non balli?”, che segue il mini-album “Il futuro è già passato” e il recente singolo e video “Zombie Boyfriend”: dieci canzoni che si traducono in un mix di pop e beat, con una spruzzata di rhythm’n’blues e rock’n’roll.
Gli Shakers arrivano da Varese e potreste vederli in una versione italiana di un toga party alla Animal House; la festa è il loro habitat e l’ironia la fa da padrone, soprattutto in pezzi come “Zombie Boyfriend” o nella rivisitazione di “Lamette”, storica hit della Rettore.
Abbiamo fatto loro qualche domanda

Chi sono gli Shakers e come vi descrivereste a chi ancora non vi conosce?
“Siamo partiti nel 2008 suonando canzoni di tanto tempo fa come se fossero di oggi e canzoni di oggi come fossero di tanto tempo fa. Poi abbiamo iniziato a scrivere i nostri pezzi originali e con essi abbiamo mischiato un istinto rock’n’roll “old school” a tanto altro.”

Come nascono le vostre canzoni in generale: c’è una routine creativa oppure ogni volta è diversa?
“Tendenzialmente si parte da una mia idea melodica sia a livello vocale che musicale e poi viene arrangiata e rielaborata, spesso stravolta, da tutto il gruppo. Ma non è uno schema fisso, alcuni pezzi arrivano da un’improvvisazione in sala prove.”

Quale sensazione vorreste che rimanesse a chi ascolta la vostra musica? Cosa amate maggiormente della dimensione live?
“Il live è la nostra casa, è dove ci troviamo più a nostro agio e dove si esprime la nostra irruenza.
Il nostro disco suonato dal vivo dà il meglio di sé, perciò quello che lasciamo e che ci piace lasciare a chi ascolta la nostra musica è un senso di fusione con la parte più viva e sfrenata di se stessi. Il rock’n’roll, che continua a ispirarci, spinge a dare tutto e ad andare oltre… questo è quello che vorremmo che rimanesse.”

Fonti di ispirazione e idoli incontrastati che hanno influenzato il vostro modo di rapportarsi alla musica?
“Il garage rock dagli anni ’60 a ora: dei Kinks, Sonics e Fleshtones amiamo il loro spirito irriverente e scanzonato. In Italia lo stesso spirito è ben interpretato ad esempio dalla band romana dei Giuda. Poi abbiamo anche una tensione melodica, più vicina alla forma canzone: del resto tra i brani che reinterpretiamo ci sono alcuni classici della canzone italiana come Buscaglione, il primo Celentano o qualche pezzo beat anni Sessanta.”

Sogni nel cassetto e speranze per il breve termine?
“I sogni nel cassetto li abbiamo tirati fuori e minacciati di avverarsi al più presto. Nel mercato musicale odierno, soprattutto italiano, è vietato temporeggiare. Vuoi che ti dica sinceramente cosa vogliamo? Quello che ogni band vorrebbe: fan che urlano le tue canzoni ai concerti, che ti seguano e che considerino una figata ogni cosa che fai (o quasi). È scontato o arrogante? Piuttosto sarebbe falso se un musicista di una band affermasse il contrario. D’altronde è innegabile che il rock&roll sia un duro lavoro riservato ad autentici narcisisti, no?
Nel concreto poi speriamo nel 2017 di riuscire a suonare “Tu cosa fai non balli?”, il nostro album, il più possibile e nelle più belle situazioni.”

Cosa cambiereste subito di voi e cosa non vorreste modificare mai e poi mai neppure sotto tortura?
“Cambieremmo colore della pelle! “Vorrei la pelle nera” cantava Rocky Roberts. E come dargli torto? Invece non cambieremmo mai le nostre divise, appena uscite dalla sartoria: ci trattiamo bene!”

Come vi vedete da qui a 10 anni?
“Temo che tra dieci anni le basette saranno tinte e ci sentiremo finalmente liberi di mettere le paillettes sulle divise. È una battuta. Forse.”

Una domanda a cui vorreste rispondere per parlare di qualcosa che vi sta a cuore e che non vi fanno durante le interviste? Oltre a “Voi cosa fate, non ballate?
“Eccome se balliamo! Siamo passati tutti dallo stesso corso di boogie woogie con risultati discutibili. Ci capita comunque di ballare dopo i  live per scaricare l’adrenalina, insieme a chi è venuto a sentirci. In questo Maury Lee, il nostro tastierista, è ormai giunto alla notorietà per il suo talento naturale “on the dancefloor”. Per il resto, se invece dovessimo parlare di ciò che ci sta a cuore, potrei descriverti dettagliatamente i nostri piani futuri per esportare il nostro credo musicale a Kathmandu uh uh uuuuuuh, ma per questo vi rimandiamo al pezzo contenuto nel disco!.”

Questa la loro pagina ufficiale: facebook.com/glishakers » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
21 febbraio 2017

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