Rifugiati, dal 1 marzo con la chiusura dell’Emergenza Nordafrica, neanche le famiglie con bambini avranno più diritto all’assistenza

Connecting PeopleIl 20 febbraio scorso, gli enti gestori dell’Emergenza Nordafrica hanno ricevuto una Circolare dal Dipartimento Libertà Civili del Ministero dell’Interno, che intende definire le modalità di chiusura dell’accoglienza entro il 28 febbraio, data di termine stabilita dalla proroga dei primi dell’anno. Queste le principali indicazioni: ampliamento della possibilità di ottenere il titolo di viaggio; prosecuzione dell’accoglienza per i soggetti vulnerabili;istituzione di una buonuscita di 500 euro.
Si evidenzia inoltre la richiesta di ieri, da parte del Dipartimento attraverso le Prefetture, di trasmettere entro la giornata di oggi alle ore 15,00 i nominativi dei profughi che intendono usufruire del bonus di 500 euro di buonuscita. “La richiesta rende ancora meno chiaro l’orizzonte in cui ci muoviamo,” dichiara Mauro Maurino, responsabile per Connecting People della gestione dell’Emergenza Nordafrica in Piemonte. “Che cosa significa questo? L’accettazione dei 500 euro da parte dei soggetti vulnerabili comporta necessariamente l’uscita dall’accoglienza? Al contrario, la non accettazione della somma implica la prosecuzione dell’accoglienza anche per i non vulnerabili? Che cosa diciamo alle famiglie con bambini piccoli che dovranno uscire dall’accoglienza secondo la circolare del Ministero?”
In una lettera al Ministero dell’Interno, Connecting People e altri enti gestori fanno notare quanto segue:
Dal marzo del 2011 gli enti gestori hanno accettato di affiancare lo Stato nel compito di dare accoglienza alle migliaia di persone che sono approdate sulle nostre coste in seguito alla Primavera Araba. Il compito non è stato agevole, spesso a causa della mancanza di chiarezza dell’orizzonte in cui si inseriva il lavoro quotidiano e dell’assenza di prospettive condivise da dare agli interventi.
In assoluta autonomia e nella sostanziale indifferenza, gli enti gestori hanno costruito percorsi volti all’integrazione e all’autonomia, nonostante la richiesta del Ministero fosse esclusivamente concentrata sull’accoglienza. La mancanza di informazioni circa l’orientamento assunto dal Dipartimento Libertà Civili ha condizionato e limitato la portata delle azioni svolte.
L’ultima circolare peggiora ulteriormente la situazione. E’ evidente che, incomprensibilmente, la richiesta avanzata giunge tardiva rispetto ai tempi a disposizione, a soli 8 giorni dalla chiusura prevista. Premesso questo, evidenziamo:
– l’impossibilità in poco più di una settimana di informare in modo adeguato tutti gli ospiti (per Connecting People circa 800 in tutta Italia di cui 400 in Piemonte) di quanto riserva loro il futuro e di provvedere a tutte le operazioni burocratiche richieste (titolo di viaggio, carta di identità, bonus economico di uscita);
– la poca chiarezza sulle modalità di gestione dei casi vulnerabili su cui la Circolare non contiene alcuna indicazione;
– la mancanza assoluta di indicazioni circa il trattamento di quei casi che non sono formalmente vulnerabili, ma che nei fatti sono da trattare in tal modo. Si cita a titolo esemplificativo la presenza numerosa nei centri di grandi e piccole dimensioni di famiglie con bimbi neonati o in tenera età che nel rispetto della Circolare dovranno essere allontanate dai centri e entro il 28 febbraio diventare completamente autonome;
– la mancanza assoluta di indicazioni circa il trattamento delle decine di situazioni in cui le persone hanno avviato percorsi di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro che verranno troncati in assenza di assistenza, determinando la perdita delle risorse sin qui investite.
In queste condizioni, gli enti si trovano nell’impossibilità di garantire una soluzione ordinata della fine dell’emergenza e richiedono al Ministero:
di ripensare i tempi di uscita in modo da evitare o ridurre l’ingenerarsi di probabili problemi di ordine pubblico;
di negoziare tali tempi nei tavoli da istutuirsi con gli enti gestori e i comuni interessati per definire i tempi e modi degli interventi volti a tutelare sia i vulnerabili che le situazioni di evidente fragilità.

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