Vito Lo Re e la sua vita in musica

Vito Lo Re e la sua vita in musica

Chi è Vito Lo Re e come ti descriveresti a chi ancora non ti conosce?
“Sono uno dei rarissimi musicisti che spaziano con una certa disinvoltura fra generi estremamente diversi: lirica, pop, colonne sonore, programmi televisivi. Sono direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e dirigo una casa editrice musicale. Una vita intensa, insomma.”

Quale il tuo punto di forza e quale l’aspetto su cui sai di dover ancora lavorare?
“Sicuramente il mio punto di forza l’essere così eclettico, caratteristica che mi ha permesso di ampliare a 360 gradi le mie esperienze musicali, un arricchimento artistico incommensurabile. Quello su cui devo lavorare è invece quello che deve fare qualunque creativo: non accontentarsi mai e prendere ogni tappa raggiunta come un nuovo punto di partenza.”

Com’è nato “35mm”? Com’è avvenuta la selezione dei brani per il disco? Parlaci del tuo rapporto con il cinema
“Ad un certo punto della tua carriera senti la voglia, e direi quasi il bisogno, di mettere un punto a capo. La vita lavorativa è frenetica e non ti permette di fermarti a pensare. Questa condizione, che in tempi di crisi potrebbe sembrare – e in effetti è – invidiabile ti porta però a non riflettere e pianificare a sufficienza quello che stai facendo; e soprattutto non ti fa verificare se quello che stai facendo è davvero quello che volevi fare.
Ecco perché è indispensabile periodicamente  mettere dei punti a capo; un qualcosa da cui ripartire, un qualcosa di cui dire a te stesso e agli altri: “Ecco, io sono questo: parliamone”.
La genesi del disco è stata complessa perché il concept era raccontare me stesso – cosa che fanno praticamente tutti gli autori – attraverso però un mezzo inconsueto come una grande orchestra sinfonica. In genere quando si scrive musica strumentale per orchestra, il risultato è più che altro un traguardo artistico della propria evoluzione musicale. Io invece non volevo questo, volevo un disco che in realtà fosse autobiografico – non tanto diversamente da quanto farebbe un cantautore – ma che usasse come mezzo di comunicazione l’orchestra e la musica strumentale invece di una band e una voce.
Chiarito il concept, realizzare un disco così impegnativo – a cui hanno lavorato più di cento persone in tre Stati – è stato uno sforzo produttivo mostruoso. Poi però, ad un certo punto, nell’arco di pochi mesi tutte le tessere sono andate al loro posto ed eccoci qui.”

Sogni nel cassetto e speranze per il futuro a breve termine?
“Il mio sogno nel cassetto l’ho realizzato da tempo: vivere di musica. Quando però hai soddisfatto i tuoi bisogni primari, l’ambizione innata che c’è – seppur in diversa misura – in ognuno di noi ti porta a volere di più, a raggiungere traguardi più lontani. Il mio futuro lo vedo proiettato sulle colonne sonore e sui progetti solistici come “35mm”. Prima mi chiedevi del mio rapporto col cinema: un rapporto d’amore, senza dubbio. E cosa c’è di più bello di coniugare l’amore col lavoro?”

Artisti di riferimento?
“Moltissimi, impossibile nominarli tutti. Per le colonne sonore sicuramente Ennio Morricone, Howard Shore e Jerry Goldsmith.”

Domanda a cui vorresti rispondere durante le interviste per parlare di qualcosa che ti sta a cuore e che nessuno ti fa?
“Vorrei che mi chiedessero quanto tempo ci è voluto per comporre  e orchestrare una album come “35mm”. Scommetto che stavi per chiedermelo, vero? Poche settimane, in realtà, perché per mio fortuna scrivo molto velocemente. Altra cosa è il tempo che serve a produrre un progetto del genere, ma lì non sei più solo tu l’unica variabile in gioco.”

Per maggiori informazioni: vitolore.it» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
24 giugno 2017

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