Warhol è Noto, in mostra le opere più famose dell’artista

Warhol è Noto, in mostra le opere più famose dell’artista

Sino al 28 agosto 2016 all’Ex Convitto Ragusa di Noto si terrà la mostra “Warhol è Noto” a cura di Giuseppe Stagnitta e realizzata da Fenice Company Ideas e Associazione Culturale Studio Soligo in collaborazione con il Comune di Noto, Patrimonio dell’Unesco. La mostra nasce dall’esigenza di raccontare e far conoscere al grande pubblico la potente forza comunicativa della personalità più eclettica e importante dell’arte del ‘900: Andy Warhol. Le opere esposte all’Ex Convitto Ragusa di Noto, sono circa 120, provenienti dalla famosissima Collezione Rosini-Gutman. Il percorso espositivo inizierà con 20 disegni degli anni ’50 che descrivono l’inizio della sua carriera per passare alla nota Campbell’s Soup e Brillo e dalla celebre Marilyn Monroe a Ingrid Bergman, da Man Ray a John Gotti e Liz Taylor al famosissimo pezzo unico che rappresenta Mao. Esposta anche la rara opera su tela Liza Minnelli e Assassinio a Dallas e opere rappresentative di quasi tutta la sua produzione, come Flowers, Cow e Fish.
In mostra anche le famose foto stampate su rulli di carta kodak dal titolo Tacchi a Spillo e molti altri prestigiosi pezzi unici che resero noto l’artista nel panorama internazionale. Nello stesso tempo l’esposizione proporrà quella celebrazione di “cose”, “persone” e “simboli” ricorrenti nella business art di Andy Warhol e che lo hanno reso forse il più famoso artista del XX secolo: i manifesti dei suoi film, le copertine dei dischi tra cui quelle dei Rolling Stones, Velvet Underground, Graces Jones, alcuni abiti da lui disegnati e autoritratti video. In mostra, inoltre, la proiezione di una rarissima intervista realizzata dal giornalista Vanni Ronsisvalle nel 1977 a Roma, in cui l’artista viene ripreso nel suo vagabondare per la Città Eterna, mentre incontra personaggi del tessuto sociale romano di quel periodo, come Federico Fellini, e si sofferma a contemplare le architetture barocche della città. Fama, notorietà, moda, fungono da agenti scatenanti per i prodotti d’arte, piuttosto che opere, intuiti e realizzati dal manager/artista Warhol. Prodotti in cui l’unicum artistico è sublimato nella forza violenta e dirompente della serigrafia, la silkscreen che concede la riproducibilità di una matrice, e originali che diventano strumenti di comunicazione. Una produzione seriale di oggetti/soggetti quotidiani, decontestualizzati e resi accessibili al grande pubblico grazie alla loro immagine che non richiede più interpretazioni o letture che sempre hanno indirizzato – limitandola – la visione dell’opera d’arte verso spettatori preparati. I ritratti di alcuni tra i più famosi vip del jet set internazionale testimoniano il periodo “mondano” e glamour di Andy Warhol durante il quale all’artista vennero commissionati ritratti da ogni parte del mondo e dalle più disparate, purché facoltose, categorie sociali. “Pittore di corte degli anni settanta”, così lo definì Robert Rosenblum. L’evolversi delle attitudini comunicative, virtuali e non, ha confermato con il trascorrere dei tempi la funzionalità – a tratti subliminale – delle scelte estetiche e stilistiche della produzione made in Warhol in relazione al potere persuasivo dell’immagine. Un potere sempre più inevitabile, elemento primario all’interno di tutti i contesti sociali e sociologici in cui Warhol comunica, suggestiona, trasmette i suoi voleri e le sue tecniche e le citazioni. » red
22 giugno 2016


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