Artedonna, cento anni di pittura al femminile in mostra a Palermo

PALERMO – La Mostra Artedonna raccoglie cento anni di pittura al femminile in Sicilia dal 1850 al 1950. Sono 170 le opere esposte delle 33 artiste, note e meno note, di cui alcune siciliane e alcune no, sebbene tutte operanti in Sicilia, esposte all’Albergo delle Povere.
La mostra è concepita come una serie di sezioni cronologiche, con piccole esposizioni personali, ognuna dedicata ad una pittrice, perché attraverso un certo numero di dipinti se ne possa meglio comprendere l’identità artistica ed umana: un brano importante e ancora quasi del tutto inedito della storia artistica siciliana, nei suoi intrecci con l’orizzonte italiano ed europeo.
Tra Ottocento e Novecento
L’Ottocento riserva poco spazio alle artiste, cui erano concesse presenze solo saltuarie in qualche evento pubblico. L’accesso e la frequentazione delle Accademie, come quello delle Università, sono ancora un tabù. E, tuttavia, alcune delle artiste siciliane qui presenti arriveranno, seppure un po’ più tardi, a frequentare sia l’Accademia sia la Scuola del Nudo.
A rappresentare il trait d’union tra il XIX e il XX secolo, la franco-napoletana Adelaide Atramblé e la giapponese O’Tama Kiyohara inaugurano la schiera di artiste che arrivano in Sicilia al seguito dei mariti e qui si fermano per decenni creandovi le loro opere migliori. Eleonora Arangi, dal profilo biografico incerto e sfuggente, è già inserita nel solco di un’attività pubblica.
Gli anni Venti – L’avanguardia futurista
In Sicilia, dove il futurismo si diffonde presto con propaggini ramificate, alcune mogli coraggiose, inizialmente soltanto sensibili esecutrici di idee maschili, diventano poi creatrici consapevoli nel campo delle arti applicate, che coltivano nelle cosiddette Case d’arte della città, impegnandosi nella realizzazione di fantasiosi prodotti d’avanguardia. L’estro di Gigia Zamparo Corona (Manzano di Udine, 1903), la silenziosa riflessione di Maria Carramusa Riz¬zo (Palermo, 1900 – 1978), mogli dei pittori futuristi Vittorio e Pippo, l’eclettico immaginario di Vittoria Lojacono Bevilacqua (Palermo, 1902 – 1943), moglie di Paolo Bevilacqua, danno vita a una vivace attività, che non riesce tuttavia ad imporsi con marchio proprio. Altre invece, come Rosita Lojacono o Ida Nasini Campanella, operano da sole nei loro laboratori con tensioni moderne e interessanti risultati creativi.
Unica pittrice, anzi aero-pittrice futurista siciliana, è Adele Gloria, mentre una grande impronta della sua arte lascia a Palermo nel Palazzo delle Poste la moglie di Marinetti, Benedetta Cappa.
Gli anni Trenta -1
Durante gli anni Trenta si assiste ad un sorprendente exploit in pubblico delle donne anche in ambito artistico: le stimola l’ansia di entrare in carriera e di affermarsi pubblicamente, aiutate in questo da un più complesso sistema espositivo, organizzato dal Sindacato Fascista Belle Arti, che quasi annualmente opera selezioni nella produzione artistica locale, per destinarle alle grandi rassegne delle capitali delle arti, Venezia e Roma.
Le Sindacali sono per molte un trampolino di lancio verso l’esterno, per altre solo un’occasione per imporsi a se stesse, per attivare il proprio coraggio e far circolare il proprio nome, anche per un breve arco di anni.
Le donne artiste sono tante in tutta Italia, che il 5 marzo 1934 l’ANFDPAL (Associazione Nazionale Fascista Donne Professioniste Artiste e Laureate), organizza a Roma la Prima Mostra Femminile di Belle Arti, inaugurata dalla Regina Elena di Savoia.
Anche a Palermo, le nuove realtà delle aggregazioni femminili come il Club Lyceum e l’ANFDPA (Associazione Nazionale Fascista Donne Professioniste e Artiste) consentono un gioco d’interferenze e di tangenze, che è il chiaro segno di una vivacità intellettuale della città.
Nell’Accademia, nei salotti, negli studi, nei circoli (il Circolo Artistico e il Circolo della Stampa) dall’attività espositiva particolarmente vivace, i giovani si incontrano e si confrontano, si scambiano idee ed esperienze, si imitano positivamente, elaborano poetiche personali.

Gli anni Trenta – 2
La prima metà degli anni Trenta vede la continua ascesa della donna nella sfera artistica, con partecipazioni a varie mostre personali e collettive, mentre nella seconda metà, a causa delle vicende politiche, che via via precipitano, molti nomi scompaiono dai cataloghi e dai quotidiani. Alcune artiste più giovani prolungano la loro attività espositiva nei decenni successivi, tra le ultime agoniche Sindacali e la vivace ripresa del sistema delle mostre private e pubbliche nell’immediato dopoguerra, fin dopo gli anni Cinquanta. Altre, pur nate agli inizi del secolo, si impongono solo in questi anni.
Nel secondo dopoguerra la situazione artistica muta decisamente e rispetto ai decenni precedenti la Sicilia diventa una caso particolare di «laboratorio della marginalità». Gli artisti di fronte al mutato contesto nazionale ritornano a vivere una dimensione periferica, di isolamento, con la persistenza di una linea realistica con pochi superamenti. Negli anni Cinquanta così, come è avvenuto in altri periodi, inizia la diaspora degli artisti siciliani, in risposta all’esigenza di confronto con i nuovi circuiti dell’arte. Le migrazioni verso il Nord si moltiplicano e in testa alla schiera dei partenti è ancora una donna, Carla Accardi, da cui ricomincia l’avventura dell’arte contemporanea, e non solo al femminile.
Gli anni Quaranta – Cinquanta
La prima metà degli anni Trenta vede la continua ascesa della donna nella sfera artistica, con partecipazioni a varie mostre personali e collettive, mentre nella seconda metà, a causa delle vicende politiche, che via via precipitano, molti nomi scompaiono dai cataloghi e dai quotidiani. Alcune artiste più giovani prolungano la loro attività espositiva nei decenni successivi, tra le ultime agoniche Sindacali e la vivace ripresa del sistema delle mostre private e pubbliche nell’immediato dopoguerra, fin dopo gli anni Cinquanta. Altre, pur nate agli inizi del secolo, si impongono solo in questi anni.
Nel secondo dopoguerra la situazione artistica muta decisamente e rispetto ai decenni precedenti la Sicilia diventa una caso particolare di «laboratorio della marginalità». Gli artisti di fronte al mutato contesto nazionale ritornano a vivere una dimensione periferica, di isolamento, con la persistenza di una linea realistica con pochi superamenti. Negli anni Cinquanta così, come è avvenuto in altri periodi, inizia la diaspora degli artisti siciliani, in risposta all’esigenza di confronto con i nuovi circuiti dell’arte. Le migrazioni verso il Nord si moltiplicano e in testa alla schiera dei partenti è ancora una donna, Carla Accardi, da cui ricomincia l’avventura dell’arte contemporanea, e non solo al femminile.
10 marzo 2012

ARTEDONNA
Albergo delle Povere, Corso Calatafimi 217 Palermo
Dal 25 febraio al 25 aprile 2012
Telefono 091.422314

Orari
da martedì a sabato dalle 9,00 alle 13,00 e dalle  15,00 alle 19,00
domenica e i giorni festivi dalle 9,00 alle 13,00

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