Sei mesi con Francesco, il Papa imprevedibile

Sei mesi con Francesco, il Papa imprevedibile

Primo pontefice Gesuita. Primo pontefice sudamericano. Primo pontefice imprevedibile.
Non vorremmo essere tra i responsabili della sicurezza di Papa Bergoglio, che rimane sempre un capo di Stato e, quindi, in teoria, sottoposto ai rigidi dettami di prassi e regole di comportamento e movimento.
Ma lui, l’Arcivescovo che si muoveva in tram ed andava nelle favelas di Buenos Aires, riesce ad abbattere ogni barriera che lo separa dal suo popolo di fedeli. Un comunicatore anche più efficace di Papa Giovanni Paolo II, anche perchè mezzi di comunicazione e tempi sono cambiati.
Ma non solo un comunicatore, anche un fine stratega, uomo di polso, attento studioso, che sta rimettendo in ordine la Curia Romana, esempio ne è la nomina del nuovo segretario di Stato.
Caratteristiche che abbiamo visto anche nella nuova strategia della Chiesa Cattolica a livello di diplomazia internazionale. Proprio in questi giorni, infatti,  il mondo è stato fermo ad osservare la crisi siriana e le mosse di USA e RUSSIA. E lui, Vescovo di Roma, è riuscito a fermare il mondo, mettere insieme atei, cristiani e musulmani per pregare, ognuno a modo suo, per la Pace. E non si è fermato qua, ha scritto a Putin e dalla finestra di San Pietro ha avuto il coraggio di dire quello che molti capi di stato pensano ma che mai nessuno dei “grandi” ha mai detto: le guerre si portano avanti per il commercio delle armi.
E poi la sua prima visita ufficiale a Lampedusa dove con l’Arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, ha lanciato il suo anatema contro la “globalizzazione dell’indifferenza”.
Ogni giorno è nuovo giorno in cui aspettarsi una nuova “mossa” dal Papa venuto da lontano.
“Per Papa Francesco non c’è un messaggio e un mezzo. Ma c’è un messaggio che plasma e modella la forma nella quale si esprime” scrive padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, gesuita come Francesco che continua “in questo senso si ha una riconfigurazione del linguaggio che pone accenti differenti e priorità nuove. L’immediatezza del messaggio in Papa Francesco produce un paradosso: la sua autorevolezza ne risulta accresciuta e potenziata proprio perché la distanza viene abolita. Davanti a lui si avverte l’autorevolezza della figura e nello stesso tempo non si avverte alcuna distanza”.
Il gesuita, comunicatore e stratega, che sta risvegliando le coscienze e rianimando l’anima della Chiesa.

Giuseppe La Rocca @giularo

13 settembre 2013

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