Lampedusa. Il sacro ritornello del riconoscimento

Lampedusa. Il sacro ritornello del riconoscimento

Maschio, corporatura esile, 1.50 cm, 17 anni (per me ne avrà avuti 14), numero 123. Un ritornello sentito tante volte che si fissa alle orecchie come la puzza di morte penetra le narici. Questo è quello che si vede e si sente a Lampedusa in questi giorni. Sembra di stare in guerra.
Il tempo pare fermarsi, con le tragedie che si susseguono e neanche il tempo di pensare: autorità, forze dell’ordine ed operatori umanitari fanno fronte all’emergenza, costante, senza sosta.
Persone che commuovono per la generosità e la dedizione, per l’umanità.
Gente che scappa, gente che muore, gente che ha come unica possibilità quella di fuggire.
Vista la complessità del fenomeno migratorio e geopolitico sembra assai riduttivo che il problema principale, secondo politici e media italiani, possa ridursi ad una legge, la “Bossi-Fini” che, per carità, va rivista, ma pare difficile possa essere la soluzione dei problemi e delle morti.
Il nodo cruciale è capire se vogliamo aiutare o no questi esseri umani che scappano da guerre e dittature. E’ capire se vogliamo essere un’Italia attenta all’applicazione dei trattati internazionali o vogliamo illuderci di chiudere le nostre frontiere ignorando che anche noi siamo stati (e lo siamo tuttora) un popolo di emigranti.
Se vogliamo, quindi, accoglierli non possiamo fare venire donne, uomini e bambini su questi barconi che sono a rischio già a 10 metri di distanza dal porto di partenza. Non possiamo ignorare la tratta di esseri umani che sta dietro queste attraversate, dei viaggi nel deserto, delle violenze, dei ricatti che vivono queste persone già prima di partire dai vari porti nordafricani verso le coste siciliane.
C’è solo una strada, quindi, che passa da una revisione profonda delle leggi sull’immigrazione a livello europeo, unificandole, ed arriva alla realizzazione dei corridoi umanitari per la realizzazione di un’accoglienza diffusa. Solo questa strada può permettere di chiudere questo cimitero che si chiama Mediterraneo.
Ed per fare ciò i politici, nominati statisti venuti in visita sull’Isola in questi giorni, dovrebbero fermarsi ad imparare dai Lampedusani, che della triade rivoluzionaria dell’illuminismo, loro, hanno rifiutato la retorica più abusata della libertà e dell’uguaglianza, per scegliere l’opzione più reietta: la fratellanza.

» Giuseppe La Rocca
TW @giularo
13 ottobre 2013

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