Musica, Luca Masperone e il suo “Giochi di Maschera”

Musica, Luca Masperone e il suo “Giochi di Maschera”

Classe 1983, Luca Masperone alterna l’attività musicale e artistica con quella di giornalista, di autore per diverse case editrici e di professionista nel campo della comunicazione d’impresa.
“Giochi di Maschera” è un disco di cantautorato rock dal sapore anni ’70 miscelato a sonorità moderne, come l’elettronica che fa da sfondo alla chitarra acustica del brano “L’incontro” o l’arrangiamento del brano “Chi ci crede”, che strizza l’occhio al pop d’autore. All’origine di tutto il progetto il brano “Tenco”, un’istantanea musicale dell’intensa e tragica storia di Luigi Tenco.
Ne abbiamo parlato insieme per capire meglio il mondo che si cela dietro una mente artistica come la sua.

Come nasce solitamente un tuo brano? C’è una routine creativa?
Ho due routine creative: la prima quando nasce in primo luogo la musica, quando arriva prima l’idea musicale, poi la sviluppo e cerco le parole adatte in base a quello che è il mondo della musica che ho scritto o dell’idea musicale che ho pensato. L’altro modus operandi del mio scrivere è quello legato a quando nasce prima il testo, in quel caso o nasce un’idea per comunicare un’idea o un pensiero di un certo tipo, oppure semplicemente mi “arrivano” delle parole e il testo viene costruito attorno a queste parole. A questo punto la musica arriva in un secondo momento e può essere un rinforzo del testo, descrivendolo musicalmente quasi in maniera cinematografica oppure, al contrario, avere una funzione di contrasto: magari il testo è ironico e tagliente e la musica è allegra e spensierata, per stemperare un po’ quello che le parole dicono.

Quali sono le tue fonti di ispirazione artistiche a livello generale e non solo musicale?
Influenze e fonti tantissime: a livello musicale possiamo citare intanto Giorgio Gaber e Sandro Luporini perché comunque nel brano “Giochi di Maschera”, che dà il nome al disco, mi ispiro molto al teatro canzone di Gaber, di Luporini e del cantautorato in generale, per quel che riguarda i testi. Per quel che riguarda la musica soprattutto il rock inglese fine anni ’60/anni ’70.
Da un punto di vista extramusicale, dal punto di vista letterario, quel che mi dà tantissimo a livello di idee per poi scrivere dei brani sono, da un lato le autobiografie di personaggi della cultura (da un musicista come Miles Davis ad argomenti un po’ più futili, Rocco Siffredi) che hanno vissuto delle vite degne di nota e hanno avuto delle storie non convenzionali e non banali. Amo i romanzi, amo i saggi e anche dai libri da Jung si possono avere delle idee che poi possono essere applicate nella musica: l’espressione “Giochi di Maschera” deriva da dei saggi antropologici.
Poi sicuramente il cinema: il cinema mi dà idee sia per i testi che per i racconti, anche per gli articoli (ho citato “Gli Aristogatti” in un articolo che parlava della didattica nella musica classica, non proprio la stessa cosa come argomento!).

Come descriveresti il tuo percorso artistico e quale sceglieresti come esperienza più impattante finora?
Lo definirei vario e in divenire: vario perché ho fatto cose molto diverse nella mia carriera. Ho suonato le chitarre per altri, ho scritto brani che poi sono stati cantati da altri oppure faccio le mie canzoni, i miei brani strumentali, oppure scrivo il mio libro che parla di musica, scrivo i miei articoli sulla musica… quindi vario. “In divenire” perché mano a mano che vado avanti trovo diverse collaborazioni che fanno nascere progetti nuovi, progetti diversi e cose sempre particolari. Prima di incontrare Pietro Nobile non avrei mai pensato che ci potesse essere nella mia carriera lo sviluppo di quella parte di percorso artistico: ogni cosa nasce anno dopo anno e viene sviluppata mano a mano che il tempo passa.

Sogni nel cassetto e speranze/progetti più a breve termine?
Ce ne sono un po’! Uno sicuramente è uno spettacolo di radio teatro dedicato a Tenco già andato in onda e che vorrei trasformare in uno spettacolo itinerante vero e proprio: dovrei lavorare sulla struttura per farlo diventare uno spettacolo teatrale a se stante.
Tanti anni fa c’erano più idee e meno possibilità di realizzarle, adesso continuano ad esserci tante idee ma visto che si realizzano bisogna star loro dietro, non si possono lasciarle andare e bisogna fare delle scelte, quelle che sono già partite vanno coltivate fino in fondo. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
2 settembre 2015

 

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