La “Musica per Persone Sensibili” dei KuTso

La “Musica per Persone Sensibili” dei KuTso

Dopo la “colorata” partecipazione a Sanremo (in molti ricorderanno il commento di Carlo Conti all’ennesimo travestimento di Donatello Giorgi sul palco: “È proprio uno scherzo del Kutso!”) la band romana ha intrapreso un instore tour in giro per le Feltrinelli del Paese, prima di iniziare il loro Perpetuo Tour, in partenza da Torino il 12 marzo (tutte le date).
Durante l’ultima tappa dell’instore tour, a Milano, li abbiamo incontrati per scambiare quattro chiacchiere e parlare del loro percorso, oltre che dei progetti per il futuro.

Chi sono i KuTso? Qual è il vostro background, quali sono state le vostre esperienze artistiche in questo periodo e dove vi state dirigendo?
Donatello: Negli ultimi anni abbiamo suonato tantissimo in tutta Italia, siamo andati a finire addirittura a Miami con Caparezza, abbiamo fatto il primo maggio a Roma, abbiamo suonato in tutta la Penisola e abbiamo fatto addirittura il Festival di Sanremo… abbiamo fatto tantissime cose e ne faremo tantissime altre in futuro!
A proposito di Sanremo, com’è stata l’esperienza sanremese?
Matteo: L’esperienza di Sanremo è stata molto faticosa, anche molto bella, più concettualmente che fisicamente, poi! Essendo noi abituati a suonare, abbiamo fatto un pezzo di due minuti e mezzo, in un teatro di 1200 persone… ferme! A livello emotivo però ti rendi conto che sei a Sanremo, al Festival, sul palco dell’Ariston, quindi ci pensi a questa cosa e pensi “Cavolo… so figo! …Sono figo!”
Impressioni a caldo su questo instore tour, visto che questa di Milano era l’ultima tappa?

Donatello: Béh, è andata bene! Era un po’ atipica come esperienza, perché noi siamo abituati a suonare in elettrico con suoni fracassoni, invece nelle Feltrinelli era una dimensione acustica, più intima, pochi pezzi, molti movimenti sconclusionati di Matteo… è andata bene! È stata l’occasione per sondare un po’ la celebrità post Sanremo e non ci conosce nessuno! Scherzi a parte… è andata davvero molto bene!
“Musica Per Persone Sensibili”: qualche aneddoto del periodo in studio? C’è stata una canzone più difficile delle altre da chiudere, anche se avete detto che erano state già fatte “decantare”?
Matteo: L’esperienza in studio è stata molto fredda e veloce perché abbiamo fatto le registrazioni tra un concerto e l’altro… tra un concerrrrto e l’altro (i problemi di noi romani con le “r”, ndr)
Luca: Anche tra un concetto e l’altro, eh!
Matteo: Quindi non è stata un’esperienza molto vissuta, è stata molto simile ad una catena di montaggio, perché avevamo già lavorato nelle preproduzioni da soli, avevamo fatto molte prove, quindi siamo semplicemente andati a mettere “in bella” quello che avevamo già fatto “in brutta”!
Aneddoti… ci sono dei video su Youtube che riguardano le registrazioni, soprattutto quelle delle chitarre, che ad un certo punto sono diventate cabaret anche quelle… Stavamo registrando, ma non siamo riusciti a rimanere seri! Ce n’è un’altra sua che suona la batteria e però mentre suonava stava con i denti digrignati e gli occhi spalancati con gli occhiali che continuavano a scendergli sempre di più… Aneddoti assolutamente innocui e abbastanza banali!
Luca: Poi ci è venuto a trovare Johnny Depp in studio, lui ha tirato fuori una maschera da Johnny Depp, ha messo una foto sui social e tutti pensavano davvero fosse Johnny Depp!
Matteo: Sì, era fatta molto bene questa maschera! Vedi, noi invece di pensare come vengono le registrazioni, pensiamo alle cazzate che non servono a niente!
Come scrivete le vostre canzoni? C’è un processo “base” o cambia di volta in volta a seconda delle ispirazioni?

Matteo: Tengo a dire che secondo me questo album suona davvero molto potente; lo stavamo sentendo anche oggi in filodiffusione in Feltrinelli ed è venuto proprio come volevamo… batterie enormi, basso ciccione, muri di chitarre insolenti e musica piena di colpi di scena, quindi siamo contenti di come è venuto! Il processo creativo funziona in questo modo: io mi trovo da solo con questa chitarra acustica rotta accordata in un’accordatura inesistente, non so suonare, suono con due dita e canto dei versi, cercando le melodie. Quando trovo una melodia che mi rimane in mente per più giorni, ci scrivo le parole. Questo è l’impianto strutturale compositivo, armonico e testuale. Una volta che c’è questa canzone, che c’è questo nucleo, si porta in sala, tutti quanti dicono la loro e anche la struttura stessa della canzone  viene modificata in base agli interventi di ognuno e così nasce una canzone dei KuTso! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
4 marzo 2015

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