Musica, a tu per tu con i Plan De Fuga

Musica, a tu per tu con i Plan De Fuga

Chi sono i Plan De Fuga e come vi descrivereste a chi ancora non ha ascoltato la vostra musica?
Filippo: Noi siamo una band anomala del rock italiano: abbiamo fatto due dischi in inglese, abbiamo suonato tantissimo, sia in Italia che all’estero e adesso abbiamo deciso di far capire più facilmente i nostri messaggi, che sono sempre stati molto importanti, anche i nostri connazionali. Siamo una band che suona da tantissimo tempo sia insieme che in altre situazioni; esistiamo discograficamente dal 2010, questo è il nostro terzo disco e chi vuole conoscerci davvero deve venire ad ascoltarci dal vivo, oltre che, chiaramente scoprire i nostri album.

Marcello: Siamo una band abbastanza variegata: noi quattro componenti abbiamo personalità molto diverse, anche a livello di gusti musicali. Il progetto è sempre stato portato avanti dal fatto che i punti di vista diversi creavano dei risultati interessanti perché invece di avere tutti la stessa idea, ognuno dava una sfaccettatura diversa e apriva un mondo che magari agli altri non sarebbe venuto in mente.

Come nascono le vostre canzoni?
Filippo: Soprattutto scriviamo io e lui, poi portiamo al vaglio degli altri, così i pezzi crescono, si arrangiano… Però hanno tutti strade diverse; ci sono pezzi che nascono già con un’idea di arrangiamento, altri che vengono trasformati in base all’esigenza, poi ci sono tante cose che scriviamo insieme e che tentiamo poi di mescolare! Certo il tutto deve comunque avere una coerenza al suo interno… Il processo va quindi dal singolo riff arrangiato in stanza, al pezzo chitarra e voce già pronto da arrangiare, o pezzi che nascono in stanza strumentali da cui nasce qualcosa che viene definita man mano.

Come descrivereste l’esperienza americana e la prima immagine che vi viene in mente pensando a questa esperienza negli States?
Filippo: Strada.
Marcello: Esatto, una strada dritta…
Filippo: TANTA strada, tantissima e questa fa ragionare, fa pensare, fa scrivere, ispira… Vedere posti mai visti, paesaggi non abituali, ti porta a fare una serie di ragionamenti! Parlare una lingua diversa, fare esperienze diverse, suonare con tantissima gente sconosciuta, conoscere tante persone completamente diverse per cultura, estrazione sociale e altre mille cose… Abbiamo visto tantissime cose e questo non può che far bene: apre sempre più la mentalità e paradossalmente siamo tornati con il desiderio di fare un disco in italiano!
Marcello: Cambiare città di giorno in giorno, cambiare Stato là da loro è davvero come cambiare Stato qui in Europa, passare dalla Francia alla Germania, non come cambiare da Milano a Venezia! Hai un continuo susseguirsi di input diversi e hai una visione del mondo che di base è diversa dalla nostra, in più con tante differenze interne! Quando ci chiedono “come sono gli Stati Uniti?” ci troviamo sempre a ripetere che ogni posto è davvero diverso dall’altro!
Filippo: Dipende, la risposta migliore è “dipende”!

Com’è il vostro rapporto con i social, in un momento in cui sembra che se non si condivide sui social quello che si fa, non lo si è veramente vissuto?
Filippo: Noi siamo sempre un po’ polemici, su qualsiasi cosa, ma in generale… siamo presenti sui social quando abbiamo qualcosa da dire. Quando bisogna per forza dire qualcosa per rimanere “ a galla”, ma fondamentalmente in mezzo ad una marea di altre cose, di continui bombardamenti di ogni tipo, non penso quanto possa avere un’importanza! All’inizio, quando si tratta di una novità, tutto può essere e tutti sono lì che non vedono l’ora di curiosare; nel corso degli anni secondo me Facebook è cambiato tantissimo, anche commercialmente parlando. Secondo me la cosa migliore è dire delle cose quando si hanno cose da dire, o se sei uno che scrive determinate cose per dei motivi. Il selfie, la foto del cibo o quelle cose lì, penso stiano un po’ scemando…
Marcello: Sono un po’ una degenerazione dell’utilizzo del mezzo, perché lo strumento in sé, ovviamente non ha “colpe” e ha un potenziale estremo! Ha permesso rivoluzioni nel Nord Africa, grazie a questo veicolo che non poteva essere controllato come gli altri, poi invece in altri posti viene utilizzato per fotografare gli antipasti…

L’esperienza più impattante a livello emotivo fino ad ora?
Marcello: Tante e diverse! Una delle prime, sicuramente, a livello di carriera dei Plan De Fuga, è stato l’Heineken Jammin’ Festival 2010, perché comunque, trovarsi davanti a una miriade di 10000 persone, viste con la luce, viste tutte, che non ti conoscono perché sei appena nato dal punto di vista di conoscenza nazionale; che si aspettano gente del calibro degli Aerosmith, degli Stereophonics, ti guardano un po’ così, cercano di entrare nel tuo mood e quando, dopo due o tre pezzi si galvanizzano per te, è un’esperienza sicuramente forte!
Filippo: Fino ad arrivare alla presentazione del disco, sabato scorso, che è stata meravigliosa: per la prima volta cantavo in italiano davanti a delle persone che mi guardavano e capivano… è stato qualcosa di pazzesco, è stato bellissimo ed è piaciuto molto! Ad un certo punto poi abbiamo fatto lo split della lingua, ed è stato stranissimo perché sembrava come se avessimo iniziato a fare le cover di noi stessi! Poi in America, un milione… a Chicago, suonare in un locale pieno di gente esaltata e paga il biglietto per sentirti, fa un certo effetto! Le jam session con il bassista degli Smiths a New York; suonare a Nashville nel rimorchio enorme di un camion, pieno di gente, dopo una kermesse di artisti country grossissimi… insomma, ne abbiamo vissute tante!
Marcello: Diciamo che per noi il live è una dimensione fondamentale: è la componente definitiva, perché tu scrivi e la soddisfazione personale puoi averla, ma comunque è la risposta di chi ti ascolta che ti dà risposte in tutti i sensi e le energie per andare avanti! Tante situazioni riescono a darti cariche diverse, ma servono tutte per farti proseguire sul tuo percorso!

Sogni nel cassetto, progetti/speranze a breve termine?
Filippo: Speriamo di allargare il nostro pubblico e continuare a suonare in Italia e all’estero, di realizzare una serie di altri viaggi e di riuscire a fare soprattutto delle belle canzoni in Italia, che possano portare un po’ di differenza e portare qualcosa in più di quello che c’è! Non devono per forza diventare delle hit mondiali, però ci piacerebbe che il nostro messaggio arrivasse a qualcuno. Stiamo cercando di fare un discorso sociale, quindi ci piace che qualcuno capisca di cosa stiamo parlando!

Non perdete l’occasione di essere conquistati dal loro rock e acquistate “Plan De Fuga – Fase 1” su iTunes per capire a pieno quello che ci hanno raccontato in questa chiacchierata.

Ascoltate la loro musica su Spotify e rimanete sintonizzati sui loro canali social facebook.com/PlanDeFugaOfficial; twitter.com/PlanDeFuga : siamo sicuri che ne vorrete sapere di più! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
25 maggio 2015


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