Musica, tre domande a Maurizio Chi, con “Gli Occhi Al Mare”


Quando si dice che la famiglia conta non si tratta di un semplice modo di dire. Oggi vi raccontiamo la storia di un artista decisamente caleidoscopico, tutto da conoscere e da approfondire.
Grazie ai suoi genitori, insegnanti di danza, Maurizio cresce in un ambiente dedito alla creatività e alla musica, sviluppando e sperimentando con grande libertà e comprensione diverse forme artistiche. A diciotto anni nasce in lui quell’esigenza di scrivere canzoni che lo porta a capire come il comporre e il cantare siano un bisogno primario della sua natura artistica. Partecipa a numerose manifestazioni e vince diversi premi tra cui la finale del premio Fabrizio De Andrè nel 2010, Area Sanremo nel 2011 con Stefano Cherchi (amico e cantautore sardo), AscoltAutori (Universal Music) e Radar (di Massimo Cotto e Franco Zanetti con Radio Italia).
Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio e capire più da vicino il suo modo di approcciarsi alla musica e alla vita in generale.

Come è nata “Gli Occhi Al Mare”? Hai una routine creativa o cambia di volta in volta?
Non credo nelle routine creative e mi fanno paura le persone che hanno un sistema quando si tratta di creare qualcosa come la musica! La musica viene creata perché spinta dal desiderio di buttare fuori qualcosa, dal desiderio di esprimersi: non c’è una routine! Tutte quelle domande che mi fanno anche durante i vari corsi o concorsi per giovani emergenti, dove c’è chi spiega che prima nasce la musica e poi arrivano le parole… No, nasce semplicemente che vedi una cosa e hai voglia di esprimerla, di contestarla… se devo dire qualcosa a qualcuno lo faccio immediatamente con la scrittura, che è la parte più immediata per quello che riguarda l’aspetto compositivo.
“Gli occhi al mare”, nello specifico è nata, come il progetto e tutto l’album che è stato chiuso da pochi giorni e che uscirà il prossimo autunno, con la chiave di lettura del confronto. Credo molto nel confronto, nella riflessione su quelli che sono i nostri rapporti interpersonali e anche sul rapporto con se stessi.

Come descriveresti il tuo percorso artistico fino ad oggi e quali sono state le esperienze professionali più impattanti fino ad ora?
Credo che la mia vita sia un percorso artistico che parta dalla danza: ho avuto la fortuna, grazie ai miei genitori, di iniziare a ballare sin da quando avevo tre anni. Il mio percorso è veramente lungo, poi, sai, se uno lo vuole vedere solo dal punto di vista musicale, dura da 13 anni e ha una coerenza, per volontà mia e per volontà anche del mio produttore musicale, Placido Salomone, anche un mio grande amico. Abbiamo sempre pensato bene alle cose prima di farle: mi sento, oggi, cresciuto, e forse un po’ più pronto, rispetto a qualche anno fa, per potermi esprimere.

Sogni nel cassetto, progetti/speranze per il futuro prossimo?
Sogni nel cassetto sempre, tutti i giorni e possibilmente ogni giorno uno nuovo, così non mi annoio! Il mio prossimo obiettivo è l’album, sicuramente… i sogni mi piace farli sui sentimenti, ma non mi piace farli su ciò che faccio e ciò che dico artisticamente. Più amore possibile nella mia vita, che ne ho abbastanza, ma non è mai abbastanza!  » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
4 agosto 2015


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