‘No al racket del pizzo’, colazione solidale al Bar Massaro di Palermo

‘No al racket del pizzo’, colazione solidale al Bar Massaro di Palermo

Tanti giornalisti, ma non solo, si sono stretti attorno a Francesco Massaro, ex giornalista del Giornale di Sicilia che gestisce lo storico Bar Massaro a Palermo, creato da suo padre, che ha scelto di dire no al racket del pizzo. Dopo avere denunciato pubblicamente, prima sul suo blog, dipalermo.it, poi su diversi giornali, le anomale rapine subite nei giorni, chiare pressioni degli estortori della zona, Massaro ha raccolto centinaia di messaggi di solidarietà. Da Facebook, come racconta l’Ansa, è partita l’iniziativa di organizzare per ieri mattina una colazione solidale nel locale di corso Tukory. Decine i cronisti palermitani presenti, tra loro anche il presente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena, che hanno voluto testimoniare la loro vicinanza al collega.

“Dopo avere raccontato per anni la Palermo malata dei boss e quella di chi paga – ha detto all’Ansa Francesco Massaro – ti trovi improvvisamente dall’altra parte della barricata. Non ricevi esplicite richieste di denaro, ma segnali di chi cerca di spingerti a cercare protezione, ma io non ci sto perche’ non credo sia giusto cedere”. “Non so se Palermo stia cambiando – ha aggiunto il blogger imprenditore – non faccio la morale ai commercianti che continuano a pagare perché so che è difficile dire no. Ma so che ora ci sono le condizioni favorevoli per opporsi”.

“Sono qui per portare la vicinanza e la solidarietà mia, dell’intera Amministrazione comunale e della città. Apprezziamo il vostro coraggio civile nel denunciare quei criminali che volevano obbligarvi a pagare il pizzo. La vostra denuncia deve essere d’esempio per incoraggiare tutti quei cittadini onesti che non si piegano ai vergognosi e indegni ricatti”, ha affermato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ieri mattina si è al Bar Massaro per esprimere solidarietà al giornalista e imprenditore Francesco Massaro e al fratello Salvo, gestori dell’omonimo bar e vittime del racket delle estorsioni.

25 maggio 2015


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