Sicilia, il Pd evita il commissariamento

PALERMO – L’assemblea regionale dei democratici siciliani era stata presentata da tutti come una resa dei conti, l’atto finale di uno scontro continuo fra i sostenitori di Lombardo e chi invece propone di partire da un’alleanza di centrosinistra con Idv e Sel. E’ finita con un accordo che mette innanzi a tutto la sopravvivenza dell’attuale classe dirigente. Dopo un dibattito infuocato, il segretario Lupo, a pochi minuti dalla votazione della mozione di sfiducia, ha proposto di essere affiancato da un ufficio politico, per gestire le imminenti scadenze elettorali.
E’ bastato che ricordasse che l’approvazione della mozione di sfiducia, avrebbe comportato la decadenza di tutti gli organismi perché cominciassero ad essere ritirate le firme apposte alla mozione di sfiducia. Primo fra tutti, l’on. Calogero Speziale che, sin dal suo intervento per illustrare la mozione, si era augurato una soluzione unitaria.
Dietro questa presunta unità ritrovata la preoccupazione che il commissariamento, da parte della segreteria nazionale, avrebbe scontentato tutti. Avrebbe indebolito le componenti e le personalità che tanto peso hanno nelle scelte interne al Pd siciliano.
L’intervento di Nico Stumpo, della segreteria nazionale, non aveva lasciato dubbi “le elezioni in Sicilia sono andate male. Non solo a Palermo. Ad Agrigento e Trapani, i candidati del Pd non sono arrivati neanche al ballottaggio”. La direzione nazionale si sarebbe quindi fatta promotrice di un’azione di rinnovamento e di svolta nella linea politica.
Il primo interesse di tutti è gestire le liste per le elezioni nazionali, il fatto che la partita sarebbe passata tutta in mani romane ha allertato tutti e portato a più miti consigli chi pretendeva le dimissioni del segretario regionale.
Molti degli esponenti di punta del Pd, e degli attuali deputati, a norma di statuto, non potrebbero essere ricandidati per raggiunti limiti di età. Per tutti loro sarà più agevole provare ad essere ricandidati facendo pressioni su un ufficio politico in cui tutti si è rappresentati, piuttosto che vedersi depennati dalle liste elettorali da un commissario che non farebbe altro che applicare le norme interne al Pd.
Le aree Lumia, Cracolici e Letta, che avevano presentato la mozione di sfiducia, in un comunicato dicono di aver “ritirato la mozione di sfiducia per senso di responsabilità: non era certo con un voto in più o in meno rispetto alla formale approvazione della mozione, che avremmo risolto i problemi del Pd siciliano”.
Anche dal loro comunicato emerge la contrarietà all’ipotesi del commissariamento non era questa la “medicina” adatta.
“La crisi del Partito è sotto gli occhi di tutti – concludono – è l’ultima possibilità che ha il Pd, e chi lo dirige, per uscire da una situazione che ancora oggi appare confusa e incerta”.

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