Regolamento pesca, Pd: “Paradosso che rischia di cancellare migliaia di posti di lavoro”

I parlamentari nazionali del Partito Democratico Giuseppe Berretta e Angelo Capodicasa hanno presentato un’interpellanza al ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali e al ministro per le Politiche Comunitarie chiedendo interventi immediati per superare i gravi problemi che stanno colpendo in particolare le marinerie siciliane, dovuti al blocco, dal primo giugno, della pesca a strascico entro 3 miglia dalla costa, dell’uso di rastrelli da natante e dell’impiego di reti a maglia piccola. Le norme sono state imposte dall’Unione europea e “incidono significativamente – spiegano Berretta e Capodicasa nell’interpellanza ai ministri Galan e Ronchi – su alcune particolari realtà di pesca, in particolare sulla cattura delle telline e sul piccolo strascico costiero, praticato nella costa meridionale della Sicilia, in cui insistono aziende di piccole o piccolissime dimensioni, prevalentemente a gestione familiare, dotate di piccole imbarcazioni che praticano attività di pesca a carattere artigianale”. L’iniziativa dei due esponenti del Pd è legata alle preoccupazioni dei pescatori siciliani, che da settimane sono in stato di agitazione e che – da ultimo – sono scesi in piazza anche a Catania sabato scorso.
“Si tratta di un paradosso perché i limiti imposti dal regolamento europeo impedirebbero la cattura, da parte delle marinerie della Sicilia meridionale, di alcune specie ittiche tre le quali la seppia, il gambero bianco, il cicirello, le cui ridotte dimensioni, anche degli esemplari adulti, sono incompatibili con le dimensioni delle maglie previste dal regolamento – sottolineano i due esponenti del Pd – ma le stesse specie non sarebbero comunque salvaguardate dall’utilizzo delle maglie previste dal regolamento, in quanto verrebbero ugualmente catturate dalle reti e rilasciate morte dalle maglie di dimensioni elevate”.
“I limiti imposti dall’Ue, inoltre, riguarderebbero soltanto i motopescherecci italiani e non quelli extraeuropei, della costa nord dell’Africa, che operano nelle stesse acque dei pescherecci siciliani” proseguono i parlamentari nazionali, secondo cui il danno diretto immediato, derivante da un mancato reddito per i pescatori siciliani, ammonterebbe a 12 milioni di euro, con 15 mila moto-pescherecci coinvolti in tutta Italia e circa 100 mila posti di lavoro, considerando l’indotto.
“Il Governo d’intesa con la Regione siciliana e le organizzazioni professionali interessate, avvii un programma coordinato di interventi finanziari statali e regionali per evitare che migliaia di piccole imprese siciliane siano costrette a chiudere le proprie attività – sono le richieste di Berretta e Capodicasa – I ministri interessati si attivino immediatamente perché nelle sedi comunitarie sia concessa una deroga all’entrata in vigore del divieto e si predispongano piani di gestione regionali mirati a garantire la pesca di determinate specie quali il gambero bianco e la seppia”.

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