Sicurezza, vertice di ferragosto a Palermo, Tonino Russo (Pd): “Solo passerella”

Tonino Russo (Pd)

“La convocazione a Palermo della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica con i vertici delle Forze di polizia, con la partecipazione di Maroni, Letta ed Alfano ha tutte le caratteristiche di una passerella”. Lo dice Tonino Russo, parlamentare del Pd commentando la convocazione presso la Prefettura di Palermo del vertice sulla sicurezza nel giorno di ferragosto. “È un modo – continua – per costruire un profilo di legalità, su un terreno scivoloso per buona parte del Pdl, su cui si è perfino consumata la scissione con i ’finiani’ ”.
“Gli importanti successi conseguiti dallo Stato in questi anni – aggiunge il deputato Pd – sono frutto dell’instancabile impegno dei magistrati antimafia (quelli spesso definite – con tono sprezzante -‘toghe rosse’) e delle forze dell’ordine private, in questi ultimi due anni, addirittura del minimo indispensabile per meglio operare”.
“L’arresto di numerosi pericolosi latitanti ed il sequestro o la confisca di ingentissimi patrimoni di provenienza illecita, non può e non deve essere la cortina fumogena alzata dal centrodestra per nascondere le scelte sbagliate ed ingiustificate portate avanti dal governo sul piano della lotta alla mafia”.
“I pesanti tagli alle risorse ed agli organici delle forze di polizia – sottolinea l’esponente democratico – denunciati dai sindacati di categoria e da più di una interrogazione parlamentare, penalizzerà fortemente Questure, come quella di Palermo, fortemente impegnate in prima linea nella lotta alla mafia”.
“I tagli, inoltre, appaiono effettuati secondo una logica ‘campanilistica’: le poche risorse, finanziare ed umane, messe a disposizione della Polizia vengono dirottate soprattutto al Nord. Dei 1.700 agenti immessi in servizio, oltre 1.200 sono stati assegnati a tre regioni del nord (Piemonte, Lombardia e Veneto) a discapito dei territori del Mezzogiorno. La Questura di Palermo, incredibilmente, si è vista assegnare solo 16 unità: una insensata ed ingiusta penalizzazione per un ufficio che ha conseguito notevoli e ripetuti successi”.
“Il Governo – sottolinea il deputato Pd – ha tradito il senso e lo spirito della legge ‘Rognoni-La Torre’, il cui punto di forza è rappresentato non solo dalla restituzione alla collettività dei beni delle mafie in chiave risarcitoria del danno diffuso prodotto dalla loro presenza, ma anche e soprattutto dal suo alto valore simbolico in quanto consente di restituire alla società civile quello che le mafie le avevano sottratto con la violenza e la forza dell’intimidazione”.
“L’utilizzo dei denari confiscati alle mafie, (oltre un miliardo di euro negli ultimi tempi) usati esclusivamente per coprire le spese correnti e non per il ristoro dei territori dai quali provengono, lasciano l’amaro in bocca. Le recenti leggi approvate all’unanimità dal Parlamento, in materia di contrasto alla criminalità, purtroppo non prevedono, come invece chiedeva il Pd, che si usasse parte dei soldi confiscati alla mafia per rendere effettivamente fruibili patrimoni consumati dall’incuria e dal degrado di anni di abbandono. Allo stesso modo, non si spiega la contrarietà a dotare di risorse doverose, oltre che dovute, gli enti locali impegnati in prima linea, per realizzare i numerosi progetti di prevenzione che purtroppo continuano ad impolverarsi nei cassetti ministeriali”.
“Alla ripresa dell’attività parlamentare – annuncia Russo (Pd) – chiederemo al Governo di venire a riferire in Parlamento su come e dove sono stati utilizzati i fondi derivati dall’alienazione dei beni confiscati ai mafiosi”.
“Sarebbe triste – conclude – scoprire che queste risorse vengono dirottate soprattutto al Nord, a fini elettoralistici, privando così i territori danneggiati dalla presenza della Mafia, di risorse indispensabili per costruire una credibile azione di riscatto.

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